Bergamo, 13 mag – Poteva semplicemente ammettere di avere commesso una “leggerezza” vergognosa, una bestialità sicuramente non degna della fascia tricolore che ha l’onore di indossare. E invece no. Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo che la settimana scorsa è balzato agli onori della cronaca per aver lucidato una targa d’ottone con un tricolore nel corso dell’inaugurazione di un parco, non fa ammenda e anzi rispedisce le accuse al mittente in un post su Facebook.
“Mi è venuto spontaneo”
“Da qualche giorno gira in rete un breve video nel quale mi si vede – in occasione dell’inaugurazione del parco di Valtesse – lucidare la targa di intitolazione a Lea Garofalo col rettangolo di tessuto tricolore che la copriva fino a qualche istante prima. Scoperta la targa – prosegue il sindaco – mi ero accorto che era appannata e mi è venuto spontaneo lustrarla col piccolo drappo che ancora avevo tra le mani”. Gli è venuto spontaneo. Forse il riflesso pavloviano da euroinomani terminali tipico dei dem gli ha appannato le idee su come andrebbe trattato un tricolore. Non dovrebbe “venire spontaneo” lucidare degli oggetti con i colori della patria. Non basta, come scrive, essere abituato a mettersi “sull’attenti di fronte al tricolore” e avere “il massimo rispetto della fascia che indosso nelle cerimonie (che indossavo quel giorno e che ho portato con orgoglio oggi, sfilando a Milano insieme agli Alpini di Bergamo), perché ne riconosco il significato, la storia e i valori, non per feticismo”. Ma Gori continua imperterrito: “con quel piccolo tessuto tricolore non mi ci sono pulito le scarpe”, e quindi, tutto a posto no? “l’ho usato per lustrare il nome di una donna coraggiosa, uccisa dalla mafia”. E niente, non gli entra in testa. Piuttosto, invece di fare ammenda per la figuraccia (stiamo usando un eufemismo) preferisce deviare le accuse sui suoi competitors politici: “E mi chiedo piuttosto – per i valori che il tricolore rappresenta – se può dar lezioni di rispetto alla bandiera chi si esprime con tanto odio e violenza verbale. Per non parlare dei simpatizzanti del partito (ieri federalista, oggi nazionalista) il cui capo per vilipendio alla bandiera ci finì condannato – ricordate? – dopo aver detto, in modo più crudo di come riporto qui, che lui col tricolore era solito nettarsi il didietro”. Molto maturo da parte del primo cittadino di Bergamo.
Cristina Gauri
1 commento
Consiglierei a tutti gli italiani di usare fogli con il suo nome sopra come carta igienica; lui non si opporra’ di certo dato che torna utile nel momento in cui si va’ in bagno