Roma, 29 apr – Tiene banco il braccio di ferro tra Lega e M5S sul caso Siri, il sottosegretario indagato per corruzione che secondo i 5 Stelle dovrebbe dimettersi. “I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, questo è antipatico e questo è simpatico, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto a Rtl ad una domanda su Siri. “Non faccio il giudice o l’avvocato e non ho gli elementi”, ha aggiunto, “dico solo che non è da paese civile che ci siano sui giornali fatti non a conoscenza degli indagati né dagli avvocati“.
La replica M5S: “Anche Berlusconi diceva così”
“Anche Berlusconi diceva che i processi non si fanno in parlamento o sui giornali. E mentre lo diceva, accomodandosi sulla lunghezza dei processi, continuava a mangiarsi il Paese. Dispiace che anche Salvini la pensi allo stesso modo. Non è questione di dove si fanno i processi, a nostro avviso, ma questione di opportunità politica”. Lo sottolineano fonti M5S replicando al leader della Lega.
Di Maio: “Autosospensione non esiste, Siri si deve dimettere”
“L’autosospensione non esiste, poi se il tema è che Siri se, risulterà prosciolto da quest’inchiesta, vuole tornare io sarò il primo a volerlo. Ma la fattispecie di autosospensione non esiste, quindi evitiamo di prenderci in giro e non ho mai sentito Conte nominarla”, afferma il vicepremier e capo politico del M5S Luigi Di Maio in conferenza stampa all’ambasciata italiana in Polonia. Siri, se si dimetterà – conclude Di Maio – “continuerà a fare il senatore, e lasciamo libero il suo posto” al governo.
Conte: “Deciderò io”. E Salvini: “Non è un giudice”
Il premier Giuseppe Conte, che si trova in Cina aveva annunciato l’incontro col sottosegretario leghista subito dopo il suo rientro: “Non ho ancora fissato l’incontro, ma sarà sicuramente il primo giorno utile”. Ma stando alle fonti di Palazzo Chigi il faccia a faccia potrebbe slittare “nei giorni successivi” visto che subito dopo il rientro da Pechino il presidente del Consiglio domani partirà per la Tunisia. Conte ha annunciato che la decisione finale spetta a lui e che sarà lui a cacciare Siri, se il sottosegretario non dovesse dimettersi. Ma Salvini ripete che neppure Conte è un giudice e che quindi il suo consigliere economico deve rimanere al suo posto: “Ha la mia totale fiducia, se ha delle responsabilità me lo deve dire un giudice. Conte faceva l’avvocato non il giudice“. L’impressione è che il caso terrà banco fino a dopo le Europee. Dopo di che, nel caso, non sarà soltanto Siri a perdere la poltrona.
Ludovica Colli