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I furbetti del business dell’accoglienza

by Eugenio Palazzini
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immigratiRoma, 5 dic – “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Così si pronunciò Salvatore Buzzi, leader della cooperativa 29 giugno, universo Legacoop, intercettato dai carabinieri e arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo” sulla Mafia Capitale. La frase in meno di due giorni è rimbalzata di continuo su tutti i media nazionali, destando un comprensibile sdegno. Potrebbe comunque trattarsi di un caso isolato, di un modus operandi criminale anomalo e comunque tutto da dimostrare, esternazioni telefoniche a parte.

Potrebbe, dicevamo. Eppure nonostante la riprovazione nessuno è parso particolarmente scandalizzato, Renzi a parte. Perché se un indizio è un indizio, due indizi magari sono una coincidenza, tre indizi iniziano a far venire dubbi anche ai più scettici. C’è quindi un reale business dietro l’immigrazione forzata e le accoglienti cooperative?

A riguardo su questo giornale ci siamo già espressi con un’indagine accurata, vi rimandiamo quindi a: “Lucra pro nobis. Chi gestisce il business dell’accoglienza”.

Adesso però la questione si fa ancora più spinosa e non possono passare inosservate le dichiarazioni, riportate da Il Giornale, del parlamentare Pd, ex assessore di Veltroni, Roberto Morassut riguardo le primarie del proprio partito: “Sono tutte pilotate. Vanno a votare gli immigrati guidati dai cacicchi locali”. D’altronde però non è la prima volta che viene scatenata una bufera sulle primarie dem. Già qualche mese fa, a marzo, arrivò la denuncia del referente della comunità filippina Gregorio Mendoza: “Ci hanno rimborsato il voto e pagato il pranzo per dare la nostra preferenza a Muzzarelli”.

Mendoza parlava di Gian Carlo Muzzarelli, assessore alle Attività Produttive dell’Emilia Romagna candidato a sindaco di Modena. Rimanendo però all’operazione Mafia Capitale, tra i nomi degli arrestati eccellenti spicca quello di Luca Odevaine, già vice capo di gabinetto con Walter Veltroni e capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, che Ros e Procura di Roma descrivono come anello fondamentale dell’organizzazione mafiosa legata proprio al business sugli immigrati.

Il curriculum vitae di Odevaine è però particolarmente curioso, perché oltre ad aver rivestito cariche istituzionali in quota Pd, fu nominato esperto consulente del “Consorzio Terra d’Accoglienza”. Per questo lavoro solidale ha percepito, nel periodo agosto – dicembre 2013, 5.280 euro (ricevuti per le prestazioni professionali) più un cospicuo rimborso spese, per un totale quantificato in 8.217,75 euro. Lo stesso Salvatore Buzzi, sempre in un’intercettazione, parla così di Odevaine: “Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… ed io ne piglio quattromila. Ad un altro che tiene i rapporti con Zingaretti 2500 al mese. E poi un altro che tiene i rapporti con il comune 1.500..”.

Adesso la Procura parla di “sistema Odevaine”, un modo cioè per pilotare, grazie all’incarico professionale ricevuto, i flussi degli immigrati verso i centri di accoglienza di Buzzi.

Dicevamo però di un curriculum vitae curioso. Già, perché oltre agli incarichi ricevuti, il gip Flaminia Costantini descrive così l’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni: “Un signore che per non compromettere le sue possibilità istituzionali si fa cambiare il cognome a seguito di condanne riportate”. Avete letto bene, per nascondere infatti “il reato di stupefacenti alla pena di anni 2 di reclusione, pena per la quale gli è stato concesso l’indulto nel 1991 e la riabilitazione nel 2003”, il collaboratore di Buzzi si è cambiato cognome. Strano che nessuno se ne sia accorto prima, visto che, sempre secondo l’indagine del gip: “L’amministrazione Usa, gli ha negato il visto d’ingresso per i suoi precedenti penali, fatto di cui l’indagato si duole assai, proprio mentre commette gravissimi reati contro la Pubblica amministrazione”.

Chissà come mai quindi qualcuno non sapeva o ha fatto finta di non sapere. Non c’entrerà per caso il solito business dell’accoglienza? A tal proposito lo stesso Odevaine pare avesse le idee abbastanza chiare, almeno da quanto emerge dall’inchiesta Mondo di Mezzo: “I posti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) che si destinano ai comuni in giro per l’Italia fanno riferimento a una tabella tanti abitanti tanti posti Sprar… per quella  norma a Roma toccherebbero 250 posti… che è un assurdo… pochissimo per Roma, no?… allora… una mia… un mio intervento al ministero ha fatto in modo che… lo Sprar a Roma… fosse portato a 2.500 per cui si sono presentati per 2.500 posti… di cui loro… secondo me ce n’hanno almeno un migliaio”.

Ovvero se a Roma per rifugiati e richiedenti asilo erano destinati 250 posti, l’intervento dell’abile Odevaine ha permesso di aumentare di dieci volte tanto il numero, facendo sì che almeno mille migranti venissero gentilmente accolti nei centri di accoglienza di Salvatore Buzzi.

Il leader della cooperativa 29 giugno, Legacoop, riguardo i propri affari si è poi espresso così: “Noi quest’anno abbiamo chiuso.. con 40 milioni. Ma tutti i soldi utili gli abbiamo fatti sugli zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero..”. A questo punto ci è permesso di parlare definitivamente di business dell’accoglienza?

Eugenio Palazzini

 

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