Milano, 21 mar – Ousseynou Sy, il senegalese che voleva dar fuoco a un pullman pieno di bambini per vendicare le morti in mare, aveva pianificato il suo piano infernale in ogni dettaglio. Aveva comprato due taniche con 10 litri di benzina e delle fascette da elettricista per legare le vittime. Aveva anche pubblicato su Youtube un video per dire basta ai troppi naufragi nel Mediterraneo. “Non ce la faccio più a vedere i bambini morire mangiati dai pescecani e le donne incinte affogare”, si sente nel messaggio delirante. Per il terrorista 47 enne, padre di due figlie, diventato cittadino italiano nel 2004 dopo aver sposato una ragazza di Crema da cui poi si era separato, l'”Africa doveva rialzarsi” e i suoi connazionali non dovevano più partire per l’Europa, da punire per le sue “politiche criminali sulla migrazione”.
Il piano omicida
Ecco perché ha deciso di dirottare lo scuolabus con cui accompagnava 51 studenti, due professori e una bidella, dalla palestra alla scuola media Vailati di Crema e ha cercato di raggiungere Linate, da dove “avrebbe voluto prendere un aereo per tornare in Senegal“, hanno spiegato il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e il pm Luca Poniz che in serata hanno interrogato Sy per un paio d’ore.
Queste le accuse a suo carico: strage, sequestro di persona con l’aggravante del terrorismo, non perchè Sy, che “è un cane sciolto”, abbia aderito all’Isis o altre organizzazioni jihadiste, ma per “l’entità del suo gesto”. L’autista, che stando ai racconti dei ragazzi era armato di coltello e anche di pistola (non ancora trovata), ha cosparso i sedili e le cappelliere di benzina e poi si è diretto verso Milano.
“Se non fossero intervenuti i carabinieri, non si sarebbe fatto male nessuno”, è l’assurda giustificazione del 47enne, che ha alle spalle dei precedenti del 2004 e del 2006 per guida in stato di ebbrezza ed è stato condannato in via definitiva nel 2018 ad un anno per violenza sessuale. I carabinieri che sono intervenuti per bloccare lo scuolabus, invece, hanno parlato di una situazione che sarebbe potuta degenerare da un momento all’altro. “Se i bambini, i due insegnanti e la bidella sono salvi lo dobbiamo al coraggio e all’organizzazione dell’Arma e al personale della stazione di San Donato Milanese”, ha detto il procuratore di Milano Francesco Greco.
Il piccolo eroe
“I carabinieri hanno compiuto un’operazione che vediamo nei film con le squadre speciali – ha aggiunto – sono riusciti a bloccare il bus e hanno deciso di intervenire” prima che ci fosse una strage. A chiedere aiuto è stato uno studente, che è riuscito a liberarsi dalle fascette con cui gli insegnanti, su ordine di Sy, gli avevano bloccato i polsi e le caviglie ai sedili del bus. I bambini nelle file più vicine all’autista erano stati legati stretti, mentre quelli in fondo meno. E proprio uno di loro ha preso il cellulare e avvisato i genitori, che hanno a loro volta avvertito i carabinieri. Le ricerche del mezzo dirottato sono scattate immediatamente: lo scuolabus è stato individuato poco lontano da San Donato. L’autista ha speronato diverse auto dei carabinieri, ha sbandato per un centinaio di metri procedendo a zig zag sulla Paullese e poi ha tamponato un’auto con a bordo un bambino di quattro anni e si è praticamente fermato contro le barriere di cemento.
A quel punto, sono intervenute le forze dell’ordine: mentre due carabinieri si sono avvicinati al suo finestrino parlandogli, gli altri carabinieri sono andati sul retro del bus e con lo sfollagente hanno rotto i vetri. Al che, mentre i carabinieri hanno aiutato tutti ad uscire, il senegalese ha appiccato il fuoco con l’accendino che aveva in mano. “Le fiamme sono divampate mentre alcuni bambini erano ancora all’interno”, confermano i carabinieri. In quei momenti di grande concitazione il senegalese decide di scendere dal bus, viene bloccato – ha ustioni alle mani – e dice di averlo fatto “per i morti nel Mediterraneo”.
Una strage sventata quasi per miracolo, quindi: 12 bambini e due adulti vengono portati in ospedale per escoriazioni e principio di intossicazione, tutti gli altri vengono portati in una palestra poco distante dove vengono raggiunti dai genitori.
Ludovica Colli
7 comments
Il problema degli immigrati sta esplodendo in tutta la sua gravità. Pur considerando che è impossibile dare risposte facili di fronte alla complessità della questione, credo sia opportuno ricordare i responsabili italiani principali: i governi che hanno preceduto l’attuale, le cosche dell’accoglienza ispirate e sobillate da buona parte della chiesa cattolica, la stampa liberale che senza eccezioni (provate a leggere la Repubblica e i suoi articoli sulla quasi tragedia del bus) concima il terreno.
Se non avessero deportato in Italia 600.000 o piu’ immigrati clandestini, non credo che l’episodio di ieri sarebbe avvenuto, e nessuno oggi guarderebbe con giustificato sospetto se salendo su un bus trova un autista di colore.
Un merito straordinario spetta ai nostri Carabinieri ed anche ai ragazzini: non hanno imitato nessun film d’azione americano, quella è solo una pellicola di plastica, loro invece sono delle persone vere, coraggiose e dignitose.
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Questa mattina, ho avuto la pessima idea di sintonizzarmi su Rai 3, perché ero curioso di vedere cosa avevano da dire gli ” equanimi ” compagni, rispetto all’efferato fatto di cronaca compiuto dal ” Cittadino Italiano di origine Senegalese “. Sono rimasto allibito, ed ho spento immediatamente, dopo aver udito la Signora Livia Turco affermare che, letterali parole: ” condanno il fatto ma posso capire perché sia accaduto! “, affermazione che ha lasciato perplessa anche la stessa conduttrice, che le ha chiesto di ripetere quanto già proferito. Sinceramente, mi chiedo, come sia possibile che certe persone abbiano ricoperto cariche di rilievo nei governi precedenti; questi sono dei collaborazionisti che disprezzano la nostra etnia, gli stessi pagliacci, che chiamano l’attentatore di Christchurch ” Suprematista Bianco “, e che, condivisibilmente, lo condannano con fermezza, e, ovviamente, non hanno nessun tipo di comprensione per il gesto compiuto. Se qualcosa di analogo, viene posto in essere da un appartenente a minoranze etniche, allora, questi farabutti, sono sempre pronti a lanciarsi in digressioni sociologiche riguardanti lo stato di disagio, (ovviamente, da noi causato!), che porta questi rifiuti umani a compiere, o tentare di farlo, gesti inconsulti verso la comunità caucasica. Mi auguro, che il nostro popolo si svegli prontamente dal torpore in cui è piombata, il nemico lo abbiamo già in casa, assieme ai suoi fiancheggiatori, che si, ci assomigliano, ma anche ci disprezzano.
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