Roma, 20 mar – Nel nostro Paese, ci sono centinaia di esempi, anche molto noti, di personaggi con un passato legalmente discutibile, diventati poi tronfi e imborghesiti esponenti politici, imperlati da una nuova immagine di eroi convertiti sulla via di Damasco.
In questi ultimi giorni è balzato agli onori della cronaca Luca Casarini, al comando della missione “traghetta migranti” della nave Mare Jonio di Mediterranea, la ONG nata nei centri sociali e avallata dai garanti finanziari Rossella Muroni (già presidente di Legambiente), Erasmo Palazzotto e Nicola Fratoianni, parlamentari eletti nelle fila del grasso-boldriniano Liberi e Uguali.
Una piccola nota: Palazzotto e Fratoianni, i croceristi della Mare Jonio, con un passato sulle navi di Proactiva Open Arms, sembrano essere più presenti nel Mediterraneo che alla Camera, come dimostrano le loro assenze, forse dimenticandosi che sono i contribuenti italiani a versare il loro lauto stipendio.
L’adolescente Luca Casarini inizia a frequentare gli ambienti antagonisti della sinistra veneta già nei primi anni ’80, prima presso il centro sociale “Pedro” di Padova, quindi al “Rivolta” di Porto Marghera, dove ha conosciuto Giuseppe “Beppe” Caccia, anch’egli membro di Mediterranea ed ex assessore comunale a Venezia, quando improvvisò un bagno in mutande nel Canal Grande, per protestare contro l’arrivo in città dell’allora leader conservatore austriaco Jörg Haider.
Dopo essere stato consulente del Ministro per la Solidarietà Sociale, Livia Turco, nel primo governo Prodi, nel 1999 Casarini si candida come sindaco di Padova, ottenendo un risibile 1,4%, che lo riproietta nuovamente nell’antagonismo, diventando il leader delle Tute Bianche, movimento responsabile di molteplici disordini durante il G8 di Genova del 2001.
Qualche mese prima dell’incontro tra gli 8 grandi della Terra, Casarini proclama la sua “Dichiarazione di guerra”: “Dalle periferie dell’impero, dai molti mondi che resistono e crescono con il sogno di una esistenza migliore per tutti, oggi noi, piccoli sudditi ribelli, vi dichiariamo formalmente guerra. Una scelta che voi avete provocato, perché noi preferiamo la pace, una decisione che per noi significa sfidare le vostra arroganza e la vostra forza, ma siamo obbligati a farlo”. E tutti ci ricordiamo come è andata a finire, con la guerriglia portata in ogni parte della città ligure.
Nella veste di leader dei Disobbedienti, il nuovo appellativo delle Tute Bianche dopo gli scontri di Genova, Luca Casarini ha guidato azioni di protesta nei confronti delle agenzie di lavoro interinale, i centri di permanenza temporanea degli immigrati, la Costituzione Europea, la guerra in Afghanistan e in Iraq, numerosi vertici internazionali, i Treni ad Alta Velocità, la costruzione della nuova base USA a Vicenza. Ovvero dove c’era da far casino, eccolo spuntare come un brufolo nel giorno delle nozze.
Poi improvvisamente, nel 2008, Casarini si ritira a vita privata, aprendo una borghesissima partita Iva, diventando un disciplinato imprenditore del coworking a Palermo, a sposando la figlia di Toni Negri, cofondatore ed ideologo militante delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare, Potere Operaio e Autonomia Operaia, incarcerato e processato con l’accusa di aver partecipato ad atti terroristici e per insurrezione armata. Senz’altro un suocero orgoglioso della carriera da antagonista del genero.
Nel 2014, passando curiosamente da lanciatore di fumogeni contro la Polizia in presidio davanti al Parlamento Europeo, ad aspirante ad un scranno, Luca Casarini si candida come deputato nella lista L’Altra Europa con Tsipras, ma non viene eletto. Sconfitto ma determinato, nel 2015 entra a far parte della presidenza nazionale di Sel, il partito guidato da Nichi Vendola, diventandone segretario regionale in Sicilia.
Lo spirito disobbediente porta Casarini, nel 2018, ad aderire a Mediterranea, progetto dei centri sociali sostenuto finanziariamente dai Parlamentari di LeU, che ha come scopo principe la diffusione dell’ideologia globalista “open society”, per la quale non esistono confini, clandestini e pericoli per la sicurezza nazionale, e le Ong sono al di sopra di ogni legge perché spinte da un particolare umanitarismo.
Del resto, lo stesso rispetto delle leggi del pluripregiudicato Luca Casarini. Nel 2017, lui stesso ammetteva: “Non mi ricordo quante denunce ho preso, so che adesso devo essere a casa dalle 22 alle 7 del mattino, e se mi sposto devo avvisare la questura: è il risultato di una sentenza per l’occupazione di una casa a Mestre”. Sì perché il disobbediente aveva occupato un alloggio popolare, “bypassando i 2.500 cittadini che nel comune di Venezia sono in lista per una casa pubblica”, commentava Alberto Mazzonetto, presidente dell’Ater. Casarini fu condannato a tre mesi di reclusione e a pagare un risarcimento di 4 mila euro per i danni che l’istituto avrebbe subito.
All’affermazione “possiamo fare tutto quello che vogliamo”, gli risposero ancora i Tribunali, con altre condanne, tra queste una per aver bloccato un treno militare che trasportava armamenti durante la Guerra del Golfo, un’altra per una protesta nel ’98 davanti a un centro di detenzione di migranti a Trieste che gli costò un anno di detenzione, infine, una condanna a 11 mesi e mezzo per aver manifestato contro gli Ogm a Genova.
Non solo guai con la giustizia in Italia per Casarini. Nel 2014, viene bloccato con Beppe Caccia e altri 250 manifestanti a Bruxelles, per le proteste contro il Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti.
Forse l’iniziativa che meglio descrive l’ideologia alla base dell’impegno di Luca Casarini è il nome dell’osteria inaugurata nel 1997, quando era il capofila del centro sociale Rivolta: “Allo sbirro morto”.
È d’uopo chiudere la narrazione su Luca Casarini, ora autoproclamatosi “salvatore di migranti” con un video di qualche tempo fa, che fa comprendere benissimo cosa rappresentano veramente gli immigrati per costui.
Francesca Totolo
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[…] Ecco perché l'Italia non può accettare lezioni morali da Luca Casarini […]
A onor del vero, Casarini non ha sposato la figlia di Negri nel senso che ne è divenuto il marito, l’ha sposata nel senso che ne ha officiato le nozze, come previsto dal D.P.R. 3 novembre 2000, n. 396. Quindi Toni Negri non è suo suocero.
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[…] all’interrogatorio di oggi nella caserma della Guardia di Finanza, durato quasi otto ore, il “disobbediente” pluripregiudicato è stato iscritto nel registro degli indagati dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore […]
[…] un signore che quando era il capofila del centro sociale Rivolta decise di inaugurare un’osteria dal nome emblematico: “Allo sbirro morto”. Pace e bene Sua […]
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[…] de « câlins » et la promesse de collaboration avec l’ancien chef des centres sociaux Luca Casarini. Une réponse, celle de Bergoglio, ne parle certainement pas d’afflatus et de louange: « Luca, […]
[…] scambio di “abbracci” e la promessa di collaborazione con l’ex leader dei centri sociali Luca Casarini. Una risposta, quella di Bergoglio, di certo non parca di afflato ed elogi: “Luca, caro fratello, […]