Tokyo, 7 mar – Altro che pacifisti, i giapponesi non hanno abdicato allo spirito guerriero che ha contraddistinto la storia di una nazione da sempre attenta a non farsi schiacciare. Dopo decenni di silente attesa all’ombra della Costituzione imposta dagli Stati Uniti dopo il secondo conflitto mondiale, il governo nipponico sembra voler correre di nuovo alle armi. Ciò non significa che Tokyo intende scatenare una guerra, ma che con tutta evidenza vuole essere in grado di difendersi. In un contesto macroregionale sempre più incerto, con il disimpegno statunitense, la Cina che estende il proprio dominio e la Corea del Nord che nonostante il dialogo con Trump consolida la propria potenza nucleare, il primo ministro ministro Shinzo Abe non è affatto sicuro che il futuro del Sol Levante sia privo di rischi.
Per questo dal 2012 il premier nipponico ha iniziato a cambiare il volto pacioso di una nazione che inerte non è mai stata, di qui l’espressa volontà di abrogare l’articolo 9 della Costituzione che impone al Giappone di non avere forze armate. Non è però soltanto la creazione di un nuovo e reale esercito l’obiettivo del governo di Tokyo. Prova ne è il recente aumento delle spese militari e “il piano quinquennale” presentato da Abe lo scorso dicembre: 215 miliardi di euro messi a disposizione fino al 2024. Un incremento del 2,1% all’anno, con 42 miliardi investiti soltanto nell’anno fiscale 2019.
Quali armamenti?
Ma, nel dettaglio, a cosa serviranno queste cifre apparentemente da capogiro? Intanto all’acquisizione di sistemi antimissilistici di superficie Aegis Ashore e all’acquisto di aerei da guerra F-35A, dopodiché prevede due portaelicotteri di classi Izumo trasformate in portaerei leggere capaci di trasportare fino a 24 F-35B. Mosse di contrasto in particolare agli armamenti cinesi, che però chiaramente non bastano viste gli ingenti investimenti militari di Pechino.
Ecco allora che Abe ha pensato di costruire due cacciatorpediniere di nuova classe e un nuovissimo sottomarino. Certo si tratta ancora di quisquilie rispetto a quanto già spendono altre potenze mondiali, con gli Usa che per il 2019 hanno messo a disposizione un budget di 686 miliardi per la difesa. Il Giappone però guarda alla vicina Cina, che ha aumentato del 7,5% le spese militari di quest’anno portandole a 176 miliardi di dollari. Cifre impressionanti, ma che tra qualche anno per il Sol Levante potrebbero non essere così irraggiungibili.
Eugenio Palazzini