Parigi, 16 ott – Dopo la recente vittoria del Front National di Marine Le Pen a Brignoles c’è chi in Europa, o per seria preoccupazione o per mera speculazione, è pronto a scommettere sull’uscita dall’area euro della Francia. Nell’ultimo editoriale di Ambrose Evans-Pritchard pubblicato dal Telegraph si analizza e si ipotizza questa ipotesi, peraltro già più volte avanzata ed esposta dalla stessa Marine nei mesi passati.
Recentemente negli Stati Uniti ad Harvard, santuario del neoliberismo imbroglione, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato come la scelta dell’euro sia irreversibile, come a voler rispondere a tutte quelle forze politiche nazionaliste e populiste che assieme al Front National stanno raccogliendo sempre più ampi consensi in giro per l’Europa. “In Europa e’ necessario andare avanti con l’unione bancaria, che può giocare un importante ruolo nel rompere il circolo vizioso fra le banche e i debiti sovrani'” ha aggiunto il presidente della Bce. L’Harvard Kennedy School di Cambridge, negli Stati Uniti, rappresenta veramente il tempio dell’attuale modello economico dominante nel Vecchio Continente, perchè è proprio da quella sede che sono partite le idee di austerity e rigore che stanno ammorbando, senza peraltro produrre alcun risultato utile, le economie dei paesi del sud Europa. Da Harvard sono usciti i due evangelizzatori – Ken Rogoff e Carmen Reinhart – che seppur sbugiardati da un clamoroso errore di calcolo della loro teoria, godono ancora di un enorme credito presso i centri di potere europei.
Resta il fatto che l’esasperazione fiscale è uno dei motivi che ha consentito al Front National di aggiudicarsi la vittoria al ballottaggio contro l’Ump e il resto dell’establishment politico (incredibile il flop dei socialisti di Hollande), e che se Marine Le Pen dovesse ottenere una simile vittoria anche a livello nazionale, il primo provvedimento che prenderebbe una volta salita all’Eliseo, sarebbe di indire un referendum sull’Unione Europea e l’euro. Il Front National è a favore del ritorno al franco, e stando ai sondaggi Ifop è attualmente anche il partito più popolare nel paese, con il 24% dei consensi.
Di fronte a questo 24% pronosticato dal sondaggio, il presidente francese François Hollande non ha avuto meglio da dire che occorre “rialzare la testa di fronte agli estremismi e alla xenofobia”. In realtà l’ostinazione nel non prendere atto dell’insostenibilità dell’euro sembra resistere di fronte all’evidenza, sorretta dall’illusione che l’austerità e le “riforme strutturali stiano producendo un nuovo equilibrio nell’Eurozona. Se tutto questo sarà il trampolino di lancio per Marine Le Pen e la Francia intera è ancora presto per dirlo, certo è che a Francoforte e Bruxelles qualche timore cominciano ad averlo.
Il paradosso è se si pensa che proprio qui in Francia ha avuto origine il progetto dell’euro con gente del calibro di Jean Monnet e Jaques Delors – progetto abilmente sfruttato e portato a conclusione dalla Germania con una spietata politica di contenimento dei salari reali – e che oggi viceversa si sta ritornando indietro stabilendo che questa moneta unica non conviene nemmeno a chi la ha inventata.
La Francia è storicamente un motore politico e sociale dell’intera Europa. Vedremo se questo vento di cambiamento transalpino sarà in grado di fare la guerra alle burocrazie e tecnocrazie europee per la conquista della sovranità monetaria. Di una moneta, però, che abbia potere e non sia servile.
Giuseppe Maneggio