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Afghanistan, governo spaccato sul ritiro del contingente italiano

by Ludovica Colli
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Roma, 29 gen – Il governo gialloverde si spacca sul ritiro dei nostri militari dall’Afghanistan, con il M5S che plaude all’ipotesi e la Lega che non prende posizione.

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta “ha dato disposizioni al Coi (Comando operativo di vertice Interforze, ndr) di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan“. Fonti del ministero inoltre specificano che “l’orizzonte temporale potrebbe essere quello di 12 mesi”.

Palazzo Chigi fa sapere che la richiesta di valutare una pianificazione del ritiro del contingente italiano avviata dal ministro Trenta è stata condivisa con la presidenza del Consiglio. Ma qualcosa non torna.

Infatti, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, riguardo alle disposizioni della Trenta chiarisce: “Lo sto sentendo ora. Non ne ha parlato con me“.
E la Farnesina conferma, con una nota ufficiale, di “non essere mai stata messa al corrente“.

Anche fonti della Lega chiariscono che “facciamo quel che serve per riportare pace e stabilità. Al momento nessuna decisione è stata presa” e che si tratta solo di “una valutazione da parte del ministro per competenza”.

Mentre, al contrario, i parlamentari del M5S nelle commissioni Esteri al Senato e alla Camera sottolineano come la decisione della Trenta sia “molto positiva”.

Le reazioni dell’opposizione

Dal canto suo, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri chiede: ”Ma è vero che il ministro della Difesa senza confrontarsi con il Parlamento pensa di azzerare a breve il contingente militare italiano in Afghanistan? Non ci sembra che in quella martoriata parte del pianeta la situazione sia tale da suggerire un disimpegno della comunità internazionale e quindi nemmeno dell’Italia”. Mentre Pier Ferdinando Casini (Civica Popolare, nel Pd) scrive su Twitter: “Il ministro Trenta annuncia il nostro ritiro dall’Afghanistan e il ministro Moavero dichiara che non ne sa nulla. Ma in che Paese siamo? Le cose serie, che mettono a repentaglio la vita dei nostri uomini, non possono finire nel ridicolo“.

La missione

Da Isaf a Resolute Support, sono 17 anni che l’Italia è impegnata in Afghanistan. I primi militari del contingente italiano giunsero a Kabul all’inizio del 2002. Varata dall’Onu nel dicembre del 2001 con il compito di proteggere il governo transitorio di Hamid Karzai dalla minaccia dei Talebani, la missione Isaf (International Security Assistance Force) arrivò a contare 58 mila militari di 40 nazioni diverse. L’operazione è poi confluita, dal dicembre del 2014, nella missione Rs (Resolute Support), forza multinazionale di sostegno tuttora in attività.

Il contingente italiano prevede attualmente un impiego massimo di 900 militari, 148 mezzi terrestri e 8 aerei, suddivisi tra personale con sede a Kabul e contingente militare italiano dislocato ad Herat. L’Italia ha garantito alla Nato ed alla Repubblica dell’Afghanistan il proprio supporto e in questo contesto il Train Advise Assist Command West (Taac-w) di Herat prosegue le attività di addestramento, assistenza e consulenza a favore delle Istituzioni e delle forze di sicurezza locali concentrate nella regione Ovest del Paese.

L’area di responsabilità italiana in cui opera il Taac-w è un’ampia regione dell’Afghanistan occidentale, grande quanto il Nord Italia, che comprende le quattro province di Herat, Badghis, Ghor e Farah.

La componente principale delle forze italiane è attualmente costituita da personale dell’Esercito proveniente dalla Brigata Aeromobile Friuli, con personale e mezzi anche di Marina Militare, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri.

Ammonta a quasi sette miliardi di euro la spesa complessiva sostenuta finora dall’Italia per la missione. I morti italiani in Afghanistan sono stati 54, mentre tutta la coalizione internazionale ha contato più di 3.500 caduti.

Ludovica Colli

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1 commento

Mario Mastroianni 29 Gennaio 2019 - 3:13

Su tanti siti si menzionano non meglio precisate “fonti della Lega” che avrebbero espresso “gelo” sulla decisione della Trente, ma chi sarebbero costoro, visto che lo stesso Salvini proprio ieri su RTL ha ribadito testualmente “Io sono contro l’esportazione della democrazia, l’abbiamo visto i danni che ha fatto in Iraq, in Afghanistan, in Libia…non puoi esportare il modello di casa tua in giro per il mondo facendo finta che il mondo sia tutto uguale”?
Sono anni che la Lega chiede che i militari vengano riportati a casa per un loro più corretto utilizzo a fini di difesa soprattutto dei confini e sono anni che Salvini si esprime contro l’esportazione della democrazia (cfr. ad esempio questo intervento all’europarlamento nel 2015 https://www.youtube.com/watch?v=tVsN3teJImU), quindi mi viene il sospetto che certi giornalisti non abbiano “fonti” accurate o abbiano altri interessi (come mostrare un governo sempre diviso)

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