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Il «deep State» progressista lancia il nuovo corso anti-Trump dall’ambasciata italiana a Washington

by Redazione
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Washington, 7 gen – Le parole «deep State» o «establishment» stanno ad indicare, tra le tante cose, apparati forti e ramificati di funzionari statali capaci di perseguire indirizzi autonomi indipendentemente dai governi in carica. Nel mondo occidentale, questi eserciti oscuri sono spesso educati alla scuola del vangelo progressista, cioè quella sinistra che da decenni ha tentato e tenta di infiltrare nei gangli del potere, della cultura e della magistratura persone «fedeli alla linea», in ossequio alla lezione gramsciana sulla conquista dell’egemonia.

Queste analisi sono spesso ridicolizzate come fantasie complottiste ma, se si volesse avere un plastico esempio dei contorni del fenomeno, basterebbe volgere lo sguardo alla Farnesina. Il ministero degli Esteri si sta rivelando uno dei più attivi di centri di opposizione sotterranea verso i piani del governo gialloverde. Ad essere frenate non sono solo le indicazioni salviniane di appoggio a Trump, ma qualsiasi pulsione “sovranista”. Ecco allora che schiere di funzionari ministeriali fanno di tutto per accogliere le indicazioni di Bruxelles, promuovere l’immigrazione e favorire l’approvazione del Global Compact. «La Farnesina ombra che tifa immigrazione» scrisse Alfonso Piscitelli su «La Verità», facendo i nomi e i cognomi dei funzionari legati a personaggi politici come Gentiloni e Bonino.

Una conferma eclatante di queste posizioni si è avuta con l’incontro tenuto presso l’ambasciata italiana a Washington per celebrare la recente elezione di Nancy Pelosi a «speaker» del Congresso. La Pelosi è un membro di spicco del Partito democratico, da sempre in prima fila nelle battaglie femministe, immigrazioniste e per l’impeachment nei confronti di Trump. Le celebrazioni in casa italiana hanno visto una sfilata di «pezzi grossi» del mondo progressista, John Kerry, Bill e Hillary Clinton i più noti. Il tutto sotto gli occhi compiaciuti dell’ambasciatore a Washington Armando Varricchio, che ha costruito la sua carriera come consigliere diplomatico di Giorgio Napolitano ed Enrico Letta. Un brindisi significativo e inusuale, in cui Repubblicani e voci fuori dal coro sono stati esclusi. Anche Moavero, attualmente in Usa per conto del governo, ha incontrato la Pelosi, che proprio dall’ambasciata italiana ha annunciato l’inizio di una «nuova era» d’opposizione a Trump. Sulla vicenda Salvini e la Lega hanno espresso il loro disappunto, mentre il 5 stelle rimane ambiguo. L’unica conferma rimane la difficoltà di scalfire sistemi di potere e ideologie «autorazziste» ben radicate nella classe dirigente italiana

Agostino Nasti

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