Roma, 5 lug – Metti un appello di artisti di sinistra (l’ennesimo) e metti il solito politico «fascista» (e no, stavolta non è Silvio). Avrete così la ricetta perfetta per un enorme e sonoro sbadiglio. Una ricetta che, in questi giorni, è stata cucinata da Rolling Stone, la nota rivista di musica e cultura pop. Tra sesso, droga, rock ’n’ roll e – molto probabilmente – un bel calo di vendite, ecco che Rolling Stone, per l’edizione di luglio, se ne esce con una copertina arcobaleno su cui si staglia la scritta «noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice». Parole forti, non c’è che dire: roba da far cadere un governo.
Nell’editoriale – probabilmente vergato da Massimo Coppola – l’iniziativa è stata giustificata in questo modo: «Ci troviamo costretti a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali. […] Perciò abbiamo chiesto ad artisti e protagonisti della vita culturale italiana, che tante volte in questi anni abbiamo incrociato e raccontato». Che siano battaglie di retroguardia non c’è dubbio. Eppure, i talebani globalisti di Rolling Stone hanno comunque deciso di gettarsi nella mischia.
Al roboante appello, tuttavia, hanno risposto in pochi. Tra questi, che si contano sul palmo di una mano, figurano scrittori come Daria Bignardi e Sandro Veronesi, registi e attori come Carolina Crescentini, Gabriele Muccino e Daniele Vicari, giornalisti e conduttori come Costantino della Gherardesca, Michele Serra e Linus. Non mancano ovviamente cantanti e rapper più o meno conosciuti come Vasco Brondi, Caparezza, Elisa, Lo Stato Sociale, Emma Marrone, Negramaro e Tedua. Tra i tanti Carneadi e qualche artista decaduto, è evidente che si tratta esclusivamente di personaggi dal chiaro pedigree di sinistra. Pochi e scontati, insomma. È quindi ovvio che a far notizia sono più le defezioni che le adesioni. Del resto, l’endorsement «nazionalista» di Scamarcio era già un segnale forte di un cambio di rotta. I «complici» sono sempre di più. E l’appello flop di Rolling Stone, infatti, non fa che confermare il dato: questi artisti col deretano al caldo, buoni sentimenti nel cuore e tanta sostanza nel portafogli, ormai non se li fila più nessuno.
Elena Sempione
Rolling Stone attacca Salvini e mobilita gli artisti, ma l’appello è un flop
421
6 comments
ma “complice” de che ?
forse questi paladini della democrazia dimenticano che un Salvini non è stato autore di un colpo di stato ma eletto democraticamente. A proposito,con che faccia (tanto parliamo di immigrazione clandestina,inutile prenderci in giro) una rivista di origine e direzione statunitense può fare la morale ad un Salvini ?
giusto per ricordare,con il loro amatissimo Obama (detto Obomba,viste le innumerevoli operazioni di bombardamento sotto il suo triste mandato) sono stati quasi TRE MILIONI gli stranieri espulsi—in confronto noi Italiani non siamo nemmeno dei dilettanti della domenica,purtroppo.
E chi se ne frega degli appelli vomitati da queste pietre e dai loro modestissimi aderenti, così poco rotolanti, sempre fermi bloccati sulle loro scontatissime analisi, tanto tanto trevndy.
Bastardi , razzisti e xenofobi anti italiani , traditori della patria , complici di una invasione indegna ed ignobile , ricchi da far schifo e arroganti autoreferenziali. Auguroni.
Persone che cercano un po’ di notorietà, anche perché chi fa un certo lavoro deve continuamente far parlare di sé. Il dato strettamente politico in questo caso non è preminente (anche se resta grave: in Italia c’è chi si ostina a non riconoscere la volontà popolare e tenta di criminalizzare chi ha idee diverse). Chi non è “de sinistra” si annoti i nomi di questi signori e li eviti accuratamente.
[…] Rolling Stone attacca Salvini e mobilita gli artisti, ma l’appello è… […]
[…] la direzione di Massimo Coppola, Rolling Stone si era distinto per una dura campagna anti-Salvini, con il chiaro intento di rilanciare un mensile in declino. Tuttavia l’appello si rivelò un flop […]