Roma, 6 apr – “Vorrei vedere se a fare “Catcalling” fossero il Raul Bova o il Jason Momoa di turno… sareste qua a scandalizzarvi? #catcalling #astenersifemministe” questa frase ironica di Ira Green su Facebook le ha letteralmente scatenato contro una valanga d’odio da parte di chi, in teoria, l’odio lo combatte. Ma lei che già sul palco di The Voice of Italy ha messo bene in chiaro di avere una forte personalità, non chiede scusa e al Primato Nazionale ribadisce: “Se il femminismo è quello degli ultimi quarant’anni, allora io di certo non sono femminista”.
Ira Green, critiche dopo la frase sul catcalling
Ira Green ha stupito pubblico e giudici del talent The Voice of Italy fermandosi a un passo dalla finale del 2015 ma viene da una lunga gavetta nel circuito musicale rock dove si è fatta le ossa (e la voce). Recentemente, però, è balzata agli onori delle cronache per aver detto la sua sul fenomeno del cosiddetto catcalling denunciato da Aurora Ramazzotti. Ira, intervistata dal Primato Nazionale, si dice felice, nonostante tutto, per via del supporto ricevuto dopo aver subito una serie di commenti molto pesanti per la sua presa di posizione: “Onestamente ho ricevuto molte attestazioni di stima e di incoraggiamento da parte di persone che magari all’inizio non mi seguivano ma che hanno comunque voluto esprimermi la loro solidarietà per gli attacchi che ho ricevuto dopo la frase sul catcalling”.
“La lezione da Aurora Ramazzotti? No, grazie”
La vip che ha scatenato questo pandemonio sulla presunta discriminazione che sarebbe il catcalling è Aurora Ramazzotti, che secondo Ira Green (e come darle torto) non vive in una dimensione davvero reale da avere il polso del problema: “Io vengo dalla periferia di Mugnano, tutte noi che giriamo per strada abbiamo dovuto imparare a difenderci. Lei è figlia di Michelle Hunziker, se ha un qualsiasi problema economicamente può permettersi un body guard, è molto più tutelata della ragazza “nessuno”. Anche se non sono femminista, perché se il femminismo è quello degli ultimi quarant’anni io di certo non vi appartengo, avrei dato più credito a una denuncia sul catcalling arrivata da una ragazza normale, una “ragazza nessuno”, lo avrei accettato. Ma da una che vive nella bambagia come lei, no”.
La cancel culture che rischia di “uccidere” il rock
Non bisogna mai dimenticare, tuttavia, che prima di tutto Ira Green è una musicista che ha fatto del rock la sua vocazione in un mondo che per qualcuno è appannaggio esclusivamente maschile. E, in effetti, il modo in cui la donna viene dipinta nei testi rock ora potrebbe essere roba da far gridare allo scandalo gli alfieri della cancel culture che a lei non piacciono neanche un po’: “Penso a gruppi come i Rolling Stones, o i Guns n Roses che avevano un modo molto diretto e crudo di parlare delle donne, adesso non sarebbe più possibile esprimersi così, anche se a qualcuno è concesso, ci sono sempre due pesi e de misure”. Di discriminazioni di genere, poi, nel suo ambiente, Ira sostiene di non averne subite e ridimensiona il fenomeno denunciato da molte sedicenti femministe: “Nel mio ambiente conta il talento e se sono stata giudicata da qualcuno, è stato fatto sulla base delle cose che facevo e delle mie esibizioni, non si viene discriminati in base al genere“. Insomma, una artista e una donna con le idee molto chiare Ira Green. Tra tanti piagnistei è bello sentire una voce fuori dal coro femminile dell’eterno vittimismo – se poi una voce è bella come la sua, ancor meglio.
Ilaria Paoletti
4 comments
Era ora, grazie Ira.
tanto di cappello,Ira:
se tutte le donne la pensassero come te,
non sarei rimasto single.
Per chi può/poteva, attendere un sicuro dog calling da lei è/era quasi peccato.
non andate dietro ai deliri mefitici di disoccupati a RdC dalla tastiera scivolosa e dalla mente psicolabile!
Chi se ne fotte! IO oggi dicevo a tutte le belle fighe che incontravo “Mizzega che faiga!” …Un bel menefrego### non fu mai detto.,,lo si dira!