Roma, 29 ago – Ogni volta che in Italia la terra trema con violenza e fa morti la coscienza collettiva, per breve tempo, si scuote: il web, e non solo, diventa un enorme bar dello sport dove ciascuno dice la propria; tutti, istantaneamente, diventano esperti geofisici o geologi, oppure si scambiano le “voci di corridoio”, i “sentito dire” che leggono sui social network o su siti di dubbia o nulla attendibilità ed è un pullulare di complottismi della peggior specie.
Il popolo italiano, poco o nulla avvezzo a masticare di scienza, invoca il geologo e istituti di ricerca come l’Ingv o il Cnr, a essere come una sorta di aruspice che, con arti divinatorie, deve essere in grado di prevedere quando ci sarà il prossimo sisma. Ed il popolo ha i suoi profeti. Ecco allora che in televisione, in questo caso a Omnibus di La7, si sentono personaggi come lo storico pentastellato Aldo Giannuli, chiedere come mai “Nessuno ha avvisato del terremoto in arrivo”, andando oltre sul suo blog dove dice testualmente che “Il terremoto ha preso tutto (non è un refuso n.d.r.) di sorpresa? Malissimo, vuol dire che la necessaria opera di monitoraggio è stata fatta con i piedi ed in una zona notoriamente sismica. Non esistono terremoti che non hanno avvisaglie e sbucano all’improvviso”. Avete letto bene “Non esistono terremoti che non hanno avvisaglie e sbucano all’improvviso”. Uno storico, che forse non ha studiato nemmeno i rudimenti di fisica e chimica, o che, se l’ha fatto, li ha lasciati nel dimenticatoio della mente, che scrive come una sentenza divina incisa nel marmo che il monitoraggio è stato fatto male e che i terremoti avvisano. Chissà quante serate di guardia nella sala operativa dell’Ingv o quante campagne di rilevamento geologico si sarà fatto il Giannuli per dire certe cose, chissà quante faglie avrà visto e quanti indicatori cinematici avrà riconosciuto sul terreno, chissà quante sezioni stratigrafiche di dettaglio avrà studiato… misteri del web!
Ma Giannuli è in buona compagnia: il solito Giampaolo Giuliani, purtroppo, anche questa volta non si è fatto scappare l’occasione per sottolineare che lui aveva previsto potesse succedere qualcosa, visto che aveva individuato dei picchi nelle emissioni di radon nella zona. Picchi che, se analizzati seriamente, non ci sono stati, anche senza considerare il fatto che la metodologia del radon, da sola, non può essere considerata efficace per la previsione di un sisma: non esiste una diretta correlazione tra l’emissione di radon e l’arrivo di una scossa in quanto vi sono stati terremoti senza che vi fosse emissione di gas, oppure vi sono state emissioni di gas senza essere seguite da terremoti. Cosa serve quindi per prevedere un terremoto? Occorre conoscere, puntualmente, tre parametri fondamentali: localizzazione in 3d, intensità, tempo (hh/mm/ss); senza anche uno di questi parametri è impossibile parlare di previsione ed in questo momento, con gli strumenti di cui siamo in possesso e stante l’attuale conoscenza scientifica, disgraziatamente non è possibile fare alcun tipo di previsione: nel questionario dell’Ingv, che invitiamo tutti coloro che sentono un sisma o che, pur abitando nella zona colpita, non lo hanno avvertito, a compilare e che si può trovare sulla pagina web del sisma pubblicata dall’ente, esistono diverse domande che permettono agli scienziati di indirizzare o meno le proprie ricerche verso possibili metodologie di previsione (come ad es. agitazione degli animali durante la scossa o pochi minuti prima o effetto luminoso associato al terremoto). Però è possibile parlare di predizione, e questo grazie agli studi geologici e geofisici del territorio nazionale, che hanno, nel corso degli anni, rilevato la maggior parte delle strutture sismogeniche (le faglie) ed aiutandosi con una seria indagine statistica ne hanno catalogato la pericolosità: così nasce la carta del rischio sismico ad opera dell’Ingv che individua quelle aree d’Italia dove ci si attende un sisma con un’intensità più o meno alta, data dall’accelerazione in frazioni di g (accelerazione di gravità) del suolo: basterebbe che amministratori locali ed imprenditori la consultassero più spesso prima di fare PGT o costruire case per ridurre la possibilità di avere vittime, dato che non è il terremoto che uccide ma la costruzione che ne viene colpita.
Esistono poi dei miti, sempre popolari e di vulgata, legati ai sismi che vanno assolutamente sfatati. Un esempio lampante è quello che vuole i terremoti colpire sempre di notte. Già di per sé l’enunciato non ha senso: quali terremoti? Quelli più intensi? Tutti? In Italia lungo tutto la penisola la rete di rilevamento sismico misura centinaia di terremoti durante l’arco delle 24 ore tutti i giorni, per lo più strumentali, quindi non avvertibili dall’uomo. In secondo luogo basterebbe scorrere la bibliografia dei sismi, che si può trovare sui siti specializzati come quello dell’Ingv ma anche su Wikipedia, per capire che i terremoti non hanno un orario preferenziale per colpire e che la loro frequenza non è in aumento negli ultimi anni. Basta citare solo gli ultimi eventi avvenuti nell’Italia centro meridionale negli ultimi 30 anni per avere un’ulteriore riprova:
Norcia 1979, M5.9 ore 23:30
Irpinia 1980, M6.9 ore 19:34
Frosinone 1984, M5.9 ore 19:53
Gubbio 1984, M5.6 ore 07:02
Umbria/Marche 1997, M6.1 ore 11:40
Molise 2002, M6.0, ore 11:32
L’Aquila 2009, M6.3 ore 03:32
e naturalmente Amatrice, M6.0 ore 03:36.
Anche qui questa sensazione popolare è data semplicemente dalla memoria collettiva (corta purtroppo) che risulta più facilmente impressionabile dalle sciagure che avvengono durante le ore notturne: questo è facilmente spiegabile tramite un meccanismo atavico di difesa dell’uomo, che lo porta ad avere il senso del pericolo più stimolato se sorpreso durante il sonno.
Infine smentiamo una volta per tutte una bufala che gira da qualche giorno sul web: non è affatto vero che la magnitudo, ovvero l’intensità del terremoto registrata dagli strumenti, è stata ritoccata al ribasso dall’Ingv per non far pagare i danni del sisma allo Stato. Riportiamo quindi parte del comunicato ufficiale dell’Istituto per chiarire definitivamente la questione:
- Il valore della magnitudo NON è utilizzata per il risarcimento dei danni prodotti dai terremoti; per questo scopo in passato sono stati utilizzati i valori di intensità calcolata sulla base della scala Mercalli (in realtà la scala Mercalli-Cancani-Sieberg).
- Come qualsiasi parametro fisico, la stima della magnitudo è affetta da incertezza. In particolare il valore di magnitudo calcolato dall’INGV è 6.0 ± 0.3.
- Le stime fornite dall’INGV, dall’USGS e da altre agenzie internazionali rientrano nella variabilità aspettata.
- I dati utilizzati e i parametri del modello crostale di riferimento possono differire contribuendo all’incertezza della stima. L’INGV utilizza un modello delle velocità crostali calibrato proprio per l’Italia centrale e una densità di stazioni sismiche maggiore di quello delle altre agenzie internazionali che utilizzano modelli di velocità globali.
- Anche L’INGV, utilizzando i modelli globali ed un’altra tecnica di analisi dei dati (RCMT) ottiene un valore di magnitudo pari a 6.2.
- Esistono diversi definizioni e metodi di stima delle magnitudo (magnitudo locale, magnitudo momento, magnitudo dalle onde superficiali e di volume, magnitudo durata, …). Queste vengono utilizzate a seconda del tipo di strumentazione che ha registrato le onde sismiche rilasciate dal terremoto e della distanza tra le stazioni e l’epicentro (scala locale, regionale o globale). Per il medesimo evento sismico, dovrebbero fornire stime della magnitudo identiche, ma effettivamente forniscono valori leggermente differenti anche se di norma all’interno delle incertezze di ciascuna stima.
Paolo Mauri
Approfondimenti
– Come nasce un terremoto?
– Come si misura un terremoto?
– I terremoti più violenti della storia