San Donato Milanese, 29 dic – La notizia è di ieri ed è stata divulgata da alcuni organi di stampa: il governo di Cipro ha rinnovato gli accordi con Eni ed il suo partner sudcoreano Korgas per la ricerca di idrocarburi nelle acque dell’isola del Mediterraneo orientale.
Dopo la scoperta del giacimento supergiant offshore egiziano da parte della compagnia del cane a sei zampe la presenza italiana si rafforza in quella delicata area del Medio Oriente.
Il ministro dell’Energia di Cipro, Yiorgos Lakkotrypis riferisce che la licenza di Eni per la ricerca in 3 aree è stata estesa sino a febbraio del 2018, e che l’inizio delle esplorazioni potrebbe iniziare nei primi mesi del 2017, ma che gli studi di fattibilità sono ancora nella fase preliminare nonostante gli accordi tra Roma e Nicosia siano di lunga data.
All’inizio di questo mese anche la compagnia francese Total ha viste rinnovate le sue concessioni di ricerca per i prossimi due anni; ma il progetto di Eni è quello di creare un hub energetico a 4 con Cipro, Egitto ed Israele per sfruttare al meglio le grosse riserve ancora non sfruttate nel Mediterraneo orientale: l’Ad di Eni, Descalzi, recentemente aveva infatti incontrato il primo ministro isrealiano Netanyahu e il ministro delle Infrastrutture, dell’Energia e delle Acque Yuval Steiniz.
Il piano è infatti di “mettere a fattore comune le risorse future e le infrastrutture di trasporto e di export di Israele, Cipro ed Egitto, l’area potrebbe diventare un hub regionale del gas e fornire anche un importante contributo alla sicurezza energetica europea”.
E’ previsto di portare il gas estratto dall’area in comune ai tre paesi a Damietta (Egitto) dove Eni controlla gli stabilimenti di liquefazione della spagnola Union Fenosa, progetto che interessa molto anche Tel Aviv per portare il proprio gas estratto dai giacimenti “Leviatano” e “Tamar” tramite gasdotti sottomarini sino al porto egiziano, per avere un secondo e importante canale di commercio con l’Europa che gli consentirebbe di mettersi al sicuro dalle “bizze” della Turchia, che per il momento provvede alla totalità del trasporto del gas estratto davanti alle coste di Israele.
Ma la scoperta del supergiant nel fan del Nilo ha rimescolato le carte in tavola: l’Egitto si aspettava di ricevere da Israele 68 miliardi di metri cubi di gas nell’arco dei prossimi 15 anni, ma lo sfruttamento di “Zohr”, che diventerà operativo al 100% a breve tempo, ha cambiato la situazione strategica nell’area, anche per questo l’hub energetico verso l’Europa voluto da Eni potrebbe essere una soluzione buona per tutti.
Il Mediterraneo orientale riserva ancora grosse soprese dal punto di vista della ricerca di idrocarburi, in particolare la zona di mare compresa tra Cipro, Siria e Libano potrebbe riservare notevoli sorprese.
Il bacino del Levante, come viene chiamata dai geologi questa parte di Medio Oriente, è composta, come da evidenze date dalla sismica a riflessione, da circa 10mila metri di sequenze del Mesozoico e Cenozoico al di sopra di unità del Triassico-Giurassico inferiore. Tutte queste sequenze rappresentano una nuova frontiera della ricerca di idrocarburi, dato che non è mai stata effettuata la perforazione di nessun pozzo esplorativo nell’offshore profondo del Libano e della Siria.
Le rocce serbatoio potenziali vengono ricercate in 4 successioni di epoche diverse: Pliocene-Pleistocene (arenarie), Cretaceo (arenarie e calcari), Giurassico (calcari e arenarie con dolomia fratturata) e Triassico (arenarie).
Paolo Mauri
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Cipro una storia travagliata da sempre alle spalle e contesa ancora oggi