Foto di Shirley Hirst da Pixabay
Al giorno d’oggi siamo circondati di cotone: è ovunque, dalle magliette ai bastoncini cotonati. Sebbene sia una fibra a base vegetale, è tutt’altro che sostenibile, poiché di solito è geneticamente modificato. Per coltivarlo servono enormi quantità di acqua, grandi terreni agricoli e, purtroppo, viene anche fortemente irrorato di pesticidi.
I tessuti provenienti dal cotone, dalla seta, dal poliestere e dalla lana presto non saranno più in grado di soddisfare la crescente domanda di quantità e qualità nel futuro. Ma per la moda ci sono buone notizie all’orizzonte: la soluzione sta nell’utilizzare gli scarti della produzione alimentare che altrimenti andrebbero in discarica.
Come lo spreco alimentare diventa moda
In tutto il mondo, pionieri entusiasti, imprenditori sociali attenti alla cura dell’ambiente e piccole imprese commerciali cercano di guadagnarsi da vivere creando prodotti dai rifiuti. I designer di tutto il pianeta hanno cercato ispirazione tra i cassonetti dell’umido. Alcune idee attuali a cui stanno lavorando sono il riutilizzo di bucce di mais e piume di pollo, ma questa è solo la punta dell’iceberg. Oggi diamo uno sguardo ad alcune di queste iniziative che valorizzano gli scarti alimentari e li trasformano in scarpe, felpe e magliette.
Il caffè di Taiwan si trasforma vestiti
Il caffè può essere usato in giardino per nutrire le piante e scacciare le lumache. Rimuove i graffi dai mobili, aiuta a pulire pentole e padelle e combatte i cattivi odori nel frigorifero. Può essere usato anche nella cura del corpo, come ingrediente per saponi, scrub o creme per il viso.
Per andare un pochino più nel concreto, proviamo a domandarci quanti scarti produce una macchina da caffè multifunzione; proprio quelle macchine compatte, magari di design, così apprezzate nelle case di oggi, ma anche al lavoro, in ufficio e al bar. Ed è proprio anche grazie alla sua facilità d’uso che in questi posti si incentiva il consumo della bevanda, con conseguenti grandi volumi di fondi. Per non parlare, poi, del materiale residuo di cialde e capsule.
Ma il grande universo dei chicchi è in grado di innovare i processi, i materiali ed anche il business. Ne è un esempio il bar vegano di Melbourne che, qualche tempo fa, pensò di agevolare il pubblico femminile negli acquisti di caffè e derivati con tariffe inferiori rispetto a quelle applicate ai clienti di sesso maschile. Speriamo abbiano seguito l’esempio della Singtex e fatto buon uso dei fondi di caffè, secondo l’etica vegan.
La Singtex, un’azienda taiwanese, che ha brevettato una tecnologia per produrre filati dai fondi di caffè. Nel processo, le caratteristiche del caffè vengono in qualche modo preservate e trasferite al tessuto che ne viene prodotto. Di conseguenza, i tessuti realizzati con questa tecnologia innovativa hanno qualità antiodore naturali; si asciugano più velocemente del cotone e offrono una migliore protezione dai raggi UV. Inoltre, il tessuto è fresco e ha la capacità di abbassare la temperatura della pelle. Camicie, biancheria da letto e calzature: a Taiwan producono qualsiasi cosa con questa tecnologia, e nulla viene sprecato!
Tessuti d’arancia, un’idea tutta italiana
Fine e resistente come la seta, le fibre delle bucce d’arancia sono perfette per creare capi di lusso sostenibili. Ferragamo è stata la prima grande casa di moda a utilizzare i fili Orange Fiber, creati da Adriana Santanocito. La fashion designer ha mostrato ciò che i suoi tessuti belli e sostenibili potrebbero fare, alla Green Fashion Week di Milano e Los Angeles.
Si è ispirata alle 700.000 tonnellate di bucce d’arancia scartate ogni anno in Italia per produrne il succo. Mentre lavorava alla sua tesi di laurea in design della moda, la Santanocito ha deciso di sviluppare il progetto con Enrica Arena, una studentessa di Comunicazione e Cooperazione Internazionale, con il sostegno del Politecnico di Milano. Il duo ha lanciato e brevettato Orange Fiber Fabrics per fare la differenza nel mondo della moda.