Roma, 29 gen – Il Piano Mattei per l’Africa annunciato e “legiferato” dal governo muove il suo primo passo davvero concreto: il vertice Italia-Africa, con la serata tenutasi ieri al Quirinale, tra il premier Giorgia Meloni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Vertice Italia-Africa, il Piano Mattei verso le sue prime sfide
La struttura del Piano Mattei, con la sua cabina di regia e la governance, si riunirà per la prima volta a febbraio. Palazzo Chigi e la Farnesina lanciano dichiarazioni ostentanti sicurezza e fiducia nel futuro. Il presidente del Consiglio Meloni è sicuro: “I vantaggi per l’Italia sono innumerevoli, aggiungendo che “tutto quello che accade in Africa ci coinvolge, dalla migrazione alla sicurezza passando per le catene di approvvigionamento”. E su questo c’è veramente poco da contestare. La cooperazione con i Paesi africani “in senso non predatorio” sarebbe una svolta, il problema è capire quanto sia possibile che non si sviluppi un approccio competitivo rispetto a quello cooperativo nel 2024 (che è un anno, un’epoca profondamente differente dal 1953).
Di sicuro, almeno sulla carta, von der Leyen sembra appoggiare il progetto meloniano: e questo non può non essere positivo, visto che meno ostacoli si hanno sulla propria strada e meglio è (ma le cose andranno osservate poi nella concretezza, non nelle serate di gala). Si parla di investimenti per 300 miliardi di euro, non pochi.
Presenti oltre 40 Stati africani, ma assente la Nigeria, lo Stato più grande del continente nero, con tutti i problemi derivanti dal caos in Niger. Il ministro Matteo Piantedosi sottolinea che “la sostituzione dell’alleanza con la Francia con altre” sta generando “preoccupazioni” per la “tenuta geopolitica”, del Paese. E poi, certo, c’è il nodo del Mar Rosso. Per Meloni “sischiano di esserci conseguenze per l’economia se noi non difendiamo la libertà di navigazione: dal Canale di Suez passa il 15% del commercio mondiale, nella migliore delle ipotesi bloccare quei mercantili vuol dire aumentare il costo dei prodotti che arrivano sul nostro mercato, non possiamo permetterlo. Quello che stiamo facendo è promuovere insieme all’Ue una missione difensiva per garantire la libertà di navigazione”.
Sulla cooperazione Meloni si sta giocando molto, se non tutto
Il suo governo ha – finora – deluso le aspettative in moltissimi ambiti, anche “di cartello” (come, appunto, l’immigrazione di massa). Ma il vertice Italia-Africa, in qualche maniera, sembra ricordare l’importanza del Piano Mattei rispetto all’Africa e l’interesse – per tutti – che l’esecutivo su questo tema faccia davvero centro. Di sicuro, la premessa di partenza è buona. Essersi assicurati quanto meno la “non ostilità” della Commissione europea e l’appoggio per ora tranquillo della presidenza della Repubblica non sono aspetti da sottovalutare. Ora verrà il bello, o il brutto, a seconda di come si svilupperanno le relazioni. Di certo, l’eventuale cooperazione con i Paesi africani non può poggiare sulle stesse basi di 70 anni fa. All’epoca, l’interesse comune sulle fonti di energia permise una sinergia che oggi è lontana, e bisogna comunque tenere conto dell’atteggiamento speculativo di molti Stati africani (Algeria, Tunisia, Libia ma non solo), ben consci di avere il coltello dalla parte del panico sui flussi migratori e intenzionati a sfruttare l’andazzo a proprio favore. Meloni sul Piano Mattei si sta giocando una delle possibilità maggiori di lasciare il segno, a dispetto di un operato generale piuttosto deludente. E servirà ben più che una conferenza per uscirne davvero vincitori. Anche considerando il caos nel Mar Rosso e in Niger che renderà gli sviluppi ancora più complicati.
Stelio Fergola