Roma, 14 mar – Quote di immigrati regolari per soddisfare le “richieste” delle imprese. Ormai le dichiarazioni del governo sulla legalizzazione della clandestinità non si contano e si succedono anche a ritmi piuttosto rapidi.
Immigrati per lavorare nelle imprese
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, parla come Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida. L’argomento è sempre lo stesso: immigrati da importare, per lavorare nelle imprese o dovunque sia “necessario”. Arrivano clandestini in abbondanza? Allarghiamo le maglie di quelli che facciamo entrare legalmente. Semplice. Da Pd. Non fosse che si parla ancora del governo di centrodestra. Per il ministro “le nuove norme che sono state approvate nell’ultimo Consiglio dei Ministri sono tese da un parte a rafforzare gli strumenti di contrasto ai flussi migratori illegali e all’azione delle reti criminali che operano la tratta di esseri umani. Dall’altra a semplificare le procedure per l’accesso, attraverso canali legali, dei migranti qualificati”.
I “flussi regolari”
Urso prosegue così: “Stiamo procedendo a un censimento dei fabbisogni e delle competenze che interessano il nostro sistema d’impresa. In modo da avere una visione aggiornata su quali tipologie di lavoro c’è maggior bisogno nel nostro Paese, anche al fine di realizzare la formazione direttamente nei Paesi d’origine. A breve avremo un quadro chiaro della situazione, anche dal punto di vista numerico. L’obiettivo è arrivare a un andamento di flussi regolari in corrispondenza con le esigenze delle imprese e del settoratturiere che non riescono a soddisfare gli ordini per mancanza di manodopera”.
Alberto Celletti