Ginevra, 29 giu – Il piano israeliano di annessione di parti della Cisgiordania è “illegale, totalmente”. A denunciarlo è Michelle Bachelet, alto commissario Onu per i diritti umani. La funzionaria delle Nazioni Unite punta il dito contro le “onde d’urto” del programma di annessioni israeliano: “Dureranno per decenni“. “Qualsiasi annessione, sia che si tratti del 30% della Cisgiordania, sia che si tratti del 5%” è illegale, sottolinea la Bachelet. “Non si possono prevedere le conseguenze precise delle annessioni – avverte -. Ma saranno probabilmente disastrose per i palestinesi, per Israele stesso e per l’intera regione“.
Gantz: “1° luglio non è data sacra per iniziare annessioni”
Intanto, sul fronte israeliano il ministro della Difesa Benny Gantz chiarisce che il primo luglio “non è una data sacra” per lo Stato ebraico per iniziare ad attuare il piano duramente contestato praticamente da tutti (ad eccezione degli Stati Uniti). Fonti vicine al leader del partito Blu e Bianco hanno confermato all’agenzia Dpa che Gantz lo avrebbe dichiarato durante un incontro con l’ambasciatore americano in Israele, David Friedman, e il rappresentante speciale degli Usa per i negoziati internazionali, Avi Berkowitz. Intanto il Jerusalem Post riporta varie fonti Usa ben informate secondo cui Israele questa settimana non adotterà misure per estendere la sua sovranità su aree della Cisgiordania. L’accordo di coalizione tra il premier Benjamin Netanyahu e Gantz consente al premier di portare al voto le annessioni dal primo luglio, ma – precisa il giornale – per quella data “non saranno pronti i piani e l’approvazione degli Stati Uniti”. Per quella data Netanyahu, sempre secondo il quotidiano israeliano, sta comunque valutando la possibilità di fare una dichiarazione.
Il 1° luglio a Gaza la giornata della collera
Il 1 luglio a Gaza scatterà “la giornata della collera” contro i progetti israeliani di annessione, condannati duramente dall’Autorità nazionale palestinese, che ha dichiarato chiusa ogni trattativa con Usa e Israele. Anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, qualche giorno fa ha invitato il “governo israeliano ad abbandonare i suoi piani di annessione”, sollecitando “i leader israeliani e palestinesi a impegnarsi in un dialogo con il sostegno della comunità internazionale”. “L’annessione di parti della Cisgiordania occupata – ha affermato Guterres su Twitter – costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale, danneggerebbe seriamente la prospettiva di una soluzione a due Stati e minerebbe le possibilità di ripresa dei negoziati”.
Pompeo ribadisce l’ok Usa all’annessione di territori palestinesi
Di tutt’altro avviso il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo, secondo il quale Israele ha il via libera degli Usa per annettere territori palestinesi. “Le decisioni sull’estensione della sovranità di Israele a quelle zone sono decisioni che gli israeliani devono prendere”, ribadisce Pompeo ai giornalisti. Il Segretario di Stato ha parlato subito dopo che l’Onu e la Lega araba si sono unite nell’appello a Israele perché abbandoni i suoi piani per annettere parti della Cisgiordania occupata, ribadendo il sostegno Usa allo Stato ebraico.
Netanyahu: “Visione Trump sistema una volta per tutte l’illusione dei due Stati”
Netanyahu dal canto suo ricorda che “la visione del presidente Trump sistema definitivamente l’illusione dei due Stati. Fa appello ad una soluzione realistica dei due Stati, ed in questa soluzione realistica Israele, e solo Israele, mantiene la responsabilità generale di sicurezza ad ovest del fiume Giordano. Ciò è un bene per Israele, un bene per i palestinesi, un bene per la pace”. Poi Bibi fa presente che “il Piano Trump non cambia la realtà sul terreno ma semplicemente la riconosce“. Insomma, a sentire il premier israeliano, l’annessione è un dato di fatto.
La Corte suprema israeliana ha annullato come “incostituzionale” la legalizzazione degli insediamenti
Il 10 giugno scorso, la Corte suprema israeliana ha annullato come “incostituzionale” la legge del 2017 che avrebbe legalizzato insediamenti ebraici in Cisgiordania costruiti su terra privata palestinese. La decisione si basa sul fatto, scrive la Corte, che la legge “viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi, mentre privilegia gli interessi dei coloni israeliani sui residenti palestinesi”. Riguarda circa 4.000 case costruite dai coloni. La Cisgiordania fa parte, così come la striscia di Gaza, dei territori palestinesi e con gli accordi di Oslo del 1993 la maggior parte della Cisgiordania è stata posta sotto l’amministrazione dell’Anp, sebbene Israele vi mantenga insediamenti e ne costruisca di nuovi, e nonostante la costruzione di un muro lungo il confine provvisorio fra i due Stati. Nel 2005, Israele ha attuato il ritiro unilaterale dalla sola Gaza, senza tuttavia rimuovere l’embargo posto all’ingresso di merci e persone.
Ludovica Colli
2 comments
Le radici ebraiche in quella zona sono molto più antiche di quelle dei palestinesi mussulmani.
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