Matera, 19 gen – Da oggi Matera, la Città dei Sassi, è ufficialmente capitale europea della cultura. Lo straordinario complesso ipogeo, i mirabili esempi di architettura religiosa, l’unicità di questo sito, reso dall’Unesco patrimonio mondiale e che negli ultimi anni ha visto un incremento vertiginoso di visitatori, possono adesso simboleggiare il riscatto del Sud Italia. Un territorio difficile, ma al contempo bellissimo e ricco di fascino, che non può soltanto vivere di fasi alterne, tra momenti di splendore e improvvise decadenze dettate da incuria e menefreghismo.
Per questo servirà costanza e capacità di andare oltre le etichette e le nomine prestigiose, che anzi dovranno servire da volano continuo per far rinascere una terra troppo a lungo martoriata. “L’obiettivo di Matera di porsi alla guida di un movimento finalizzato all’abbattimento degli ostacoli che impediscono l’accesso alla cultura, soprattutto attraverso nuove tecnologie e processi di apprendimento, è visionario”, si legge sul sito ufficiale di Matera 2019.
Un obiettivo tanto difficile quanto necessario. “Questa è la riscossa di Matera e del Sud”, ha detto oggi il premier Giuseppe Conte entrando nell’auditorium della Cava del Sole, in occasione della cerimonia inaugurale di Matera 2019. Dello stesso avviso il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, persuaso che la capitale europea della cultura possa “diventare un nuovo modello di sviluppo per l’intero #Mezzogiorno. È una sfida ambiziosa che sapremo vincere”. Ma il punto è stato centrato dal presidente della Rai Marcello Foa, che ha detto a chiare lettere che la nomina di Matera non deve restare “una iniziativa isolata”, ma diventare “il modello di un futuro possibile, soprattutto per i giovani, e un tassello nella costruzione del Sistema Italia”.
Parole incontestabili, che anche in questo caso però non devono essere semplicemente di circostanza. Rischio classico che si corre in questi frangenti, quando tra applausi e facili entusiasmi si rischia di perdere di vista la fondamentale perseveranza che occorre se non si vuole buttare alle ortiche quanto di buono realizzato sino ad ora. E’ questo il nostro auspicio: che Matera sia per sempre.
Eugenio Palazzini