Tokyo, 3 ago – La vittoria olimpica di Marcell Jacobs sta mandando ai pazzi gli Stati Uniti “atletici” che, non accettando il nuovo record, si sperticano in accuse di doping vere o sottintese. L’allenatore dell’atleta, però, rispedisce con una sola frase, secca, queste accuse al mittente.
Camossi, l’allenatore di Jacobs
Paolo Camossi, allenatore dello sprinter azzurro dal lontano 2015, non ha preso affatto bene le insinuazioni della stampa Usa e britannica sul doping di cui si sarebbe macchiato Marcell Jacobs. Ricordiamo che il Washington Post ha chiaramente accusato il nostro atleta di aver ricorso a metodi non ortodossi. Ma l’allenatore non se le lascia scivolare addosso: “Le accuse di doping del Washington Post? Che tristezza, mi viene da sorridere – risponde al Messaggero – con due record europei e due italiani in tre giorni, Marcell ha fatto praticamente 6 controlli anti-doping, e sono già 18 quest’anno. Queste insinuazioni non meritano risposta, anche perché vengono da un Paese che ha permesso a un atleta di arrivare alla squalifica per doping (si riferisce aChristian Coleman, fermo fino al 2022 per aver saltato due controlli), e che nella velocità ha il più alto numero di atleti bombati”.
“Mi pare che finora unica squalifica sia “targata” Usa”
“Se uno migliora dev’essere per forza dopato? No, a meno che in un anno non metti dieci chili di muscoli e ti beccano positivo” continua stizzito l’allenatore di Jacobs “la realtà è che non ci stanno a perdere. Sulla carta avevano l’oro in tasca con Trayvon Bromell, che neanche è entrato in finale. Ronnie Baker è arrivato quinto e quello in teoria più debole, Fred Kerley, ha preso l’argento… Mi pare che finora l’unica squalificata per doping nell’atletica leggera sia una nigeriana che si allena negli Usa e con un americano”.
Ilaria Paoletti
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