Roma, 24 ago – L’“inciucione” M5S-Pd si è arenato sulla scelta del premier. Ieri, dopo il confronto tra la delegazione dem e quella pentastellata, il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio si sono visti a cena in un faccia a faccia per tentare di superare alcuni degli scogli che ostacolano la nascita del “governo della poltrona“, in modo tale da evitare il ritorno alle urne (che soprattutto i 5 Stelle temono, visto il crollo dei consensi). A partire dal nome del presidente del Consiglio. Di Maio propone un Conte bis, ma il leader Pd, dal canto suo, ribadisce la necessità di “dare discontinuità” e chiude al ritorno dell’ex “avvocato del popolo” oggi “inquisitore di Salvini” (visto come ha bacchettato il ministro dell’Interno il giorno delle comunicazioni in Senato).
Taglio dei parlamentari, i paletti Pd
Sui 10 punti di Di Maio, a partire dal taglio dei parlamentari, sul quale il capo dei 5 Stelle è irremovibile – è la conditio sine qua non per andare avanti nella trattativa -, i dem convergono. Anche sul taglio, purché sia accompagnato “da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare”. Ma soprattutto per i dem è fondamentale che il M5S smentisca ufficialmente ogni dubbio sulla politica dei due forni, chiudendo tassativamente ogni rapporto con il leader della Lega Salvini, che spera ancora in un bis della maggioranza gialloverde. Non a caso, infatti, alla smentita del capogruppo pentastellato Francesco D’Uva sull’apertura di un tavolo parallelo con la Lega, il vicesegretario dem Andrea Orlando ribatte chiedendo che il ‘no’ a Salvini venga confermato “in modo chiaro” al presidente della Repubblica.
Le spaccature interne
A inficiare la trattativa anche le spaccature interne dei due partiti. Nei dem, la giornata di ieri si è aperta tra accuse e veleni dopo la pubblicazione dell’audio di Matteo Renzi che attacca Paolo Gentiloni. Tra i 5 Stelle, cresce il malcontento per un eventuale “inciucione” con l’ex eterno nemico Pd. Su Facebook Alessandro Di Battista ha ribadito la necessità di alzare la posta senza chiudere a Salvini mentre il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, ha pubblicato un intervento-panegirico di Conte, che ha definito “l’elevato”. Come è noto, però, il tempo stringe. Ecco perché domani si riuniranno al Nazareno sei tavoli di lavoro del Pd per il programma del governo dem-stellato e lunedì dovrebbero trovare la quadra anche i 5 Stelle. Entro martedì, comunque, la partita dovrà essere chiusa. Il Presidente Mattarella è stato chiaro: o maggioranza solida con un programma per governare fino a fine legislatura oppure si torna al voto.
Adolfo Spezzaferro