Roma, 3 ago – Intervistato da La Stampa, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha rivendicato la frase sulla “zingaraccia” che ha sconvolto molti benpensanti e ha scatenato una prevedibile ridda di polemiche. Scuse? “Macché. Mi assumo la responsabilità delle mie parole”, dice il vicepremier. Insomma Salvini tira dritto e non crede affatto di aver esagerato neppure per la rissa verbale con il videomaker. “Io bado alla sostanza e non alla forma”.
Poi Alberto Mattioli de La Stampa prova a incalzarlo: “Ma lei è un ministro della Repubblica, non l’uomo della strada”. Ma il leader leghista non si scompone: “Già, ma nessun politico o giornalista dice mai che questo ministro ha ricevuto più di duecento minacce di morte. Quanto alla signora che si augura la mia scomparsa, pare che abbia numerosi precedenti”.
Sul trattato di Dublino
Nella stessa intervista Salvini commenta poi l’apertura di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sull’eventualità di ridiscutere il trattato di Dublino sul diritto d’asilo: “Sarebbe auspicabile: noi lo chiediamo da anni. Sarebbe sicuramente un segnale positivo”, dice il vicepremier. “Mi auguro solo che non sia un modo per la coppia Francia-Germania di cambiare la forma e lasciare intatta la sostanza, cioè che i migranti che arrivano in Italia ci restano”, ma “oggi siamo nel 2019 ed è chiaro a tutti che non ha più senso”, tuona Salvini.
Riguardo poi al settore e al nome del commissario europeo italiano, il vicepremier sostiene che “i più interessanti sarebbero il Commercio, la Concorrenza e l’ Agricoltura. Non so però cosa avremo, c’è molta diffidenza verso la Lega, benché abbia vinto le elezioni”.
Alessandro Della Guglia
5 comments
Siccome io rischio il DASPO se urlo una cosa del genere, non lo deve fare nemmeno lui, e si da il caso che quando si è ministri, conta anche la forma non solo la sostanza. Insultare rispondendo alle provocazioni con altre provocazioni (RUSPA?? e dove? dove sono ste ruspe??) lo può fare – forse – un candidato che vuole raccogliere voti vincendo facile con quelli (come me) che perdono la testa di fronte agli zingari, ma un Ministro non risponde alla provocazioni e non fa l’influencer in mutanda. Can che abbaia non morde: per 140 respinge (forse) via mare ce ne sono a decine di migliaia da espellere, e non lo fa. Dice che fa sparire i campi rom, e non lo fa, e il motivo è chiaro: o sopprimi fisicamente gli zingari o li metti in case pagate dallo Stato, la prima cosa non la può fare perchè è reato al seconda non la può fare perchè sarebbe linciato dai suoi stessi elettori. Quindi è l’ennesima sparata. Meno slogan e più realismo, il problema di zingari e immigrati non lo risolvi in 5 minuti e con policy twittate.
Sugli zingari hai perfettamente ragione, ma riguardo agli immigrati, devi capire che, come ho già scritto più volte, non puoi espellere chi ha fornito informazioni mendaci riguardo alla provenienza e false generalità. In Africa non funziona come in Europa, e lo posso testimoniare perché vi ho vissuto per 4 anni tra Kenya, Senegal e Costa D’Avorio, non vengono prese le impronte digitali e neppure esiste un anagrafe che registri la data di nascita, vieni immesso nel sistema quando chi ti ha procreato decide d’informare la municipalità. Di conseguenza, come si può espellere un Senegalese, per esempio, che afferma d’essere un Maliano? Ovviamente nessun stato si farà mai carico di chi, a lui, non risulta! Non è una questione di accordi, come affermano i gaglioffi della sinistra, ma c’è una reale impossibilità nell’effettuare i rimpatri di queste persone; cosa di cui la sinistra era perfettamente a conoscenza, e pratica che, tuttora, mettono in essere per continuare a rimpinzarci di allogeni. Quindi bisogna farsene una ragione, quelli che ci sono, ameno che non si voglia sopprimerli fisicamente, bisogna tenerceli; ecco perché, si deve ad ogni modo supportare chi tenta di arginare questa immigrazione incontrollata, altrimenti ogni nuovo arrivato sarà un ulteriore inquilino, indesiderato dai più, della povera Italia.
In linea di massimo sarei d’accordo con Luca. la forma è sostanza e un ministro della repubblica non dovrebbe perdere l’aplomb nemmeno di fronte alle minacce di morte che pure ci sono. La ruspa è assai meglio che entri in azione senza tanti preavvisi, specie se si vuole essere efficaci.
Tuttavia esiste un problema di politically correct del linguaggio, di una mordacchia dei pensieri e parole, di psicoreati che va fermato. Qui arriviamo al paradosso cruciale di un Osgale che fa a pezzetti la povera Pamela dopo averla violentata ed uccisa, ma guai a chi dice “negro”. La stessa zingara con molti precedenti penali si permette di minacciare proiettili nel cranio ad un ministro della repubblica e noi stiamo qui a discettare sull’opportunità di usare un termine o meno. Non perdiamo di vista non solo la sostanza, ma anche il fatto che ci stanno privando dell’uso del linguaggio e che i padroni del lessico sono lorsignori, i quali si arrogano il diritto di riscrivere la lingua.
“ci stanno privando dell’uso del linguaggio e i padroni del lessico sono lorsignori, i quali si arrogano il diritto di riscrivere la lingua”
Parole sante! Quanto importanti! Non cedere sulla scelta del linguaggio, parlare “secondo tradizione” è una importantissima forma di resistenza. Partigiani del linguaggio. Ma senza bandiere, stendardi, blasoni o casacche, particolarmente se rossi, non come “quegli altri” partigiani…
Grazie! Io è da parecchio tempo che la metto in atto questa resistenza e resilienza. Occorre stilare con cura il Bestiario Onucomunista e cercare di evitare la sua ipocrita nomenclatura che nasconde sempre qualche inganno.
Esempio: Accoglienza = invasione.
Quote redistributive = un modo soft per impadronirsi dell’Europa ed estendere il meticciato
rom= non significa nulla, tenuto conto che vuole dire “uomo”. Tutti siamo uomini o esseri umano. Mentre zingaro, tzigano, gitano, fanno capire chiaramente la vocazione nomade e la loro refrattarietà a sedentarizzarsi.