Roma, 29 apr – Si annuncia battaglia domani in Senato in occasione dell’informativa del premier Giuseppe Conte sull’emergenza coronavirus. A mettere in difficoltà la maggioranza giallofucsia infatti non sarà soltanto la mozione delle opposizioni, ma anche chi, tra i partiti al governo, chiede di portare in Parlamento l’ultimo Dpcm, quello sulla fase 2. Dal canto suo, il governo ha chiesto il ritiro dell’emendamento al decreto, presentato dal costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, che parlamentarizza i Dpcm. Sono stati annunciato diversi altri emendamenti della maggioranza su questo tema, e Pd, Iv e LeU sono in pressing. Tanto che – si apprende da fonti del governo – l’esecutivo oggi alla capigruppo alla Camera chiederà lo slittamento del voto del decreto da domani alla prossima settimana.
Ceccanti (Pd): “Disposto a ritirare emendamento se soluzioni alternative”
Ceccanti, dopo un colloquio con il ministro per i Rapporti con il Parlamento il 5 Stelle Federico D’Incà, ha detto di essere disponibile a ritirare l’emendamento solo se saranno elaborate soluzioni alternative: “Mi ha segnalato che, pur essendo sensibile alla finalità di un maggior controllo parlamentare, non condivide la proposta perché irrigidirebbe troppo. Immagino che il governo, essendo appunto sensibile al tema, stia studiando soluzioni alternative. Se le troverà nessun problema a ritirarlo perché la questione non è lo strumento, ma il fine”.
Mozione opposizioni: “Governo ripristini tutte le libertà costituzionali garantite e centralità Parlamento”
Le opposizioni dal canto loro chiedono che con la fase 2 il governo ripristini “tutte le libertà costituzionali garantite”, “nel rispetto delle misure di sicurezza e delle norme sul distanziamento sociale” e ristabilisca “lo Stato di diritto al fine di correggere tutte le storture normative emerse”, “in modo da riavviare la normale dialettica con il Parlamento” assegnando “a norme di rango primario eventuali interventi limitativi della libertà”. Così recita una mozione unitaria delle opposizioni firmata dai capigruppo di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi con l’Italia. “L’emergenza sanitaria determinata dall’arrivo in Italia dell’epidemia da Covid-19 – scrivono Lollobrigida, Lupi, Gelmini e Molinari nella mozione – rischia di stravolgere tutto l’impianto costituzionale del nostro Paese nell’importantissima parte riguardante proprio i diritti e le libertà fondamentali costituzionalmente garantiti”.
“Continui Dpcm violano le fonti del diritto”
I capigruppo fanno osservare l’incidenza dei “numerosi provvedimenti sostanzialmente amministrativi” su quanto garantito dalla Costituzione per la “libertà di circolazione (art. 16 Cost.), di riunione (art.17), di associazione (art. 18), di esercizio dei culti religiosi (art.19), di insegnamento e di istruzione (art. 33 e 34), otre che della libertà di iniziativa economica (art. 41, primo comma). “Sempre in nome dell’emergenza – denunciano – si ipotizza, ora, anche di modificare la Costituzione per inserire una clausola di supremazia dello Stato nei confronti delle regioni a tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero della tutela nell’interesse nazionale, stravolgendo così anche l’assetto costituzionale previsto dal titolo V”. Le opposizioni, inoltre, criticano il ricorso ai Dpcm per regolamentare l’emergenza: “E’ innegabile – scrivono FI, FdI, Lega e Noi con l’Italia – che la continua emanazione di Dpcm con effetti sui diritti costituzionalmente garantiti, limitando o addirittura sopprimendo, le principali libertà tutelate dalla nostra carta costituzionale, ha creato una violazione delle fonti del diritto trattandosi di una fonte normativa secondaria di natura regolamentare”.
“Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali”
Sulla scorta dell’allarme del presidente della Consulta Marta Cartabia , contenuto nella relazione sull’attività della Corte, nella mozione si ricorda che “la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali” e che quindi “superata la prima fase di emergenza eventuali ulteriori restrizioni vanno decise, pertanto, solo ed esclusivamente dal Parlamento“. “Peraltro tutta questa produzione normativa di rango secondario, che non passa per il controllo parlamentare, è scritta anche in maniera discutibile dal punto di vista giuridico, porterà inevitabilmente”, a “una lunga fase di contenzioso civile e penale con riguardo a tutte le denunce penali e alle sanzioni amministrative pecuniarie che sono state irrogate durante la fase dei controlli”.
Adolfo Spezzaferro
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