Roma, 6 mar – Ecco “Mia”, ovvero l’acronimo per la presunta “svolta” meno svolta che ci sia sull’annosa polemica del reddito di cittadinanza. Il governo sostanzialmente riduce gli importi e le possibilità ma mantiene vivo il sussidio, incartandosi anche sulla platea dei beneficiari.
Mia, il reddito di cittadinanza più insicuro del precedente
Mia sta per “Misura di inclusione attiva”. Così il governo “riforma” il reddito di cittadinanza, non mutando molto dello spirito del sussidio. Ma, in compenso, rendendolo più insicuro. Secondo quanto riporta Tgcom24, cambieranno importi e durate, dividendo i possibili beneficiari in due categorie: gli “occupabili” e le “famiglie senza possibilità di lavorare”. I primi avranno 375 euro al mese, i secondi 400. Tra gli le famiglie senza possibilità di lavorare vengono incluse le famiglie in cui vi sia almeno un minorenne o un anziano over 60, oltre che un disabile. Tra gli “occupabili” possibilità di lavorare” invece sono presenti i nuclei con almeno una persona tra i 18 e i 60 anni.
Un sussidio con poco senso sociale
Il nuovo reddito per chi “non potrà lavorare” sarà di 500 euro al mese, mentre per i cosiddetti occupabili potrebbe scendere a 375 euro mensili. Quanto alla durata, è prevista un ulteriore stretta. Per i poveri assoluti si arriverà a un massimo di 18 mesi, per gli occupabili non più di un anno. Non sarà più possibile rifiutare l’offerta di lavoro ricevuta, anche se non congrua. Ma diciamo che ciò che colpisce della nuova struttura è la visione “sui generis” delle categorie sociali. Una visione in cui gli anziani sono discriminanti quanto gli altri, in una società come quella italiana in cui abbondano. Anche il livello Isee per godere della nuova Mia si abbassa: prima erano 9360 euro, adesso il massimo è 7.200. Dal governo promettono intanto controlli sui requisiti oltre che sulle stesse domande, che dovrebbero essere esaminate con grande attenzione.Chi non rispetta le norme sui controlli subirà ovviamente la decadenza del beneficio.
Alberto Celletti