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Algeria nel caos: il ruolo della Francia e i rischi per l’Italia

by Eugenio Palazzini
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Roma, 5 mar – L’Algeria è piombata di nuovo nel caos. Uno strano caos, scoppiato anni dopo il vento delle cosiddette primavere arabe e in seguito a un apparente consolidamento militare. Nessuno se lo aspettava proprio adesso, a prescindere da qualche analista che, come sovente accade, rivendicherà di aver previsto tutto in tempi non sospetti. Il quadro attuale invece, salvo notizie ancora non emerse, ci dice sic et simpliciter che l’annuncio della quinta candidatura del presidente in carica Abdelaziz Bouteflika, 82 anni, alla guida della nazione nordafricana dal 1999, ha scatenato un’ondata di proteste. In particolare nella capitale Algeri migliaia di persone si sono riversate per le strade contro l’ipotesi di trovarsi nuovamente l’anziano leader al potere.

Manifestazioni che ricordano molto quelle organizzate tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 anche in Algeria, anni in cui molti governi arabi caddero proprio a causa delle proteste e del sostegno a queste di alcune potenze internazionali, in primis la Francia. In Algeria però la situazione non mutò radicalmente come altrove, Bouteflika rimase infatti al suo posto sedando le proteste e promettendo riforme sociali. Dal 2011 ad Algeri le manifestazioni sono però vietate, e quanto sta accadendo da dieci giorni a questa parte ha portato all’estensione delle proteste. Contestazioni che si sono diffuse a macchia d’olio nelle altre città algerine: Annaba, Boumerdes, Costantina, Bouira, Orano e Bejaia.

La richiesta principale dei manifestanti si può riassumere con uno degli slogan maggiormente scanditi in piazza: “No al quindo mandato”. I partiti di opposizione algerini nel frattempo stanno invocando l’articolo 102 della Costituzione, norma che prevede che il presidente del Parlamento assuma la guida del Paese per un periodo massimo di 90 giorni in caso di malattia o morte del presidente. E proprio durante questi 90 giorni si dovrebbero tenere le elezioni presidenziali. Il ministro della Giustizia Al Tayeb Louh non ha invece usato mezzi termini per gridare al “complotto”: «Ci sono dei complotti che vengono orditi contro l’Algeria. Dobbiamo tutti vigilare ed essere attenti».

La “strategia” francese e i rischi per l’Italia

Lo storico rapporto che lega la Francia all’Algeria è noto a tutti, lo è meno il ruolo svolto da Parigi negli ultimi anni. E’ difficile capire quale sia la strategia di Macron, ma a differenza della Libia non sembra affatto che la destabilizzazione della nazione nordafricana e la dipartita di Bouteflika possa giovare alla Francia. Mentre “l’invisibile” presidente algerino, colpito da un ictus nel 2013 e adesso ricoverato a Ginevra per controlli medici, negli ultimi anni è comparso in pubblico pochissime volte e sempre sulla sedia a rotelle, il governo di Parigi ha sempre tacitamente sostenuto lo status quo in Algeria, dove i militari di fatto detengono il potere effettivo da più di cinque anni.

Adesso però i rischi di una guerra civile potrebbero cambiare i piani dell’esecutivo transalpino e non solo. Per l’Europa infatti l’Algeria non è un qualunque Paese africano, ma una sorta di bomba a orologeria con il timer lasciato in stand by. Lo è ancora di più per l’Italia, che rischia un altro effetto Libia, dove tra l’altro, se il caos algerino perdurerà, la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente. I rischi di infiltrazioni jihadiste nelle proteste in atto e la probabile ondata di flussi migratori alle porte, dovrebbero quantomeno farci capire quanto sia importante assicurare la stabilità dell’Algeria.

Non a caso da gennaio il 15% degli immigrati arrivati in Italia sono algerini, ovvero un terzo del totale. A questo dobbiamo necessariamente aggiungere la questione energetica: dalla nazione nordafricana importiamo gas, tramite l’Eni, per 5,6 miliardi di dollari. Soltanto grazie a questa importazione siamo in grado di non dipendere esclusivamente dai rifornimenti russi.

Eugenio Palazzini

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2 comments

Raffo 5 Marzo 2019 - 9:48

Benissimo………si fa per dire……… altre partenze,altri arrivi………tutti a casa di zingaretti, ovviamente,i piddini comunistoidi hanno promesso che ne prenderanno tre a testa……….sala addirittura sei,a Milano fanno le cose in grande……. troppi milanesi bianchi gli provocano fastidio………e che cazzo.
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Www 7 Marzo 2019 - 10:34

Primi 2 mesi del 2018 e primi 2 mesi del 2019 son stati espulsi piu clandestini nel 2018….io mi farei 4 domande.. Lombotizzati da un deficente

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