Roma, 7 ott – Chi è mediocre è destinato a morire di mediocrità. Ignazio Marino, che è di gran lunga il peggior sindaco della storia di Roma e che si ritrova attorno a sé un partito di inquisiti e una città allo sfascio, sta ora passando un brutto quarto d’ora per qualche cena consumata a carico dei contribuenti così come a suo tempo si incartò in un’assurda vicenda di multe non pagate.
Problemi minuscoli, se paragonati alle emergenze della capitale, ma resi enormi dalla tendenza del primo cittadino a fornire versioni di comodo e pietose bugie.
La bufera nasce dalle spese di rappresentanza sostenute dal sindaco con la carta di credito del Campidoglio, messe on line dalla stessa amministrazione per il principio della trasparenza. Nel rendiconto spuntano però cene istituzionali nei weekend o nei giorni di festa avvenuti soprattutto nel ristorante sotto casa, spuntini serali fatturati cinque mesi dopo averli consumati e altre stranezze per un totale di 150mila euro, ovvero 12.500 euro al mese.
E alla fine, la procura di Roma ha dovuto aprire un fascicolo.
Intanto la Comunità di Sant’Egidio smentisce di aver mai preso parte a una cena pagata dal sindaco Marino, tantomeno a quella del 26 ottobre 2013 nel ristorante romano “Sapore di Mare” in cui invece si fa riferimento nel documento del Campidoglio con il rendiconto delle spese del primo cittadino.
Poi ci si mette anche Repubblica (da tempo il gruppo L’Espresso ha abbandonato Marino a se stesso), che intervista il titolare del ristorante “La Taverna degli amici”, dove Marino avrebbe fatto cenare a spese del comune un rappresentante della World health organization. Falso, spiega il ristoratore: Marino sarebbe andato nel locale solo una volta, in compagnia della moglie.
Ma se voleva mangiare senza pagare non poteva imbucarsi in qualche festa, come fatto a Philadelphia?