Berlino, 20 dic – La polizia tedesca ha atteso fino all’alba per ammettere con un tweet che “probabilmente si tratta di un attentato terroristico”. Che il camion che ieri sera è piombato sulla folla dei mercatini di Natale a Berlino uccidendo 12 persone e ferendone 48 fosse il mezzo di un’azione terroristica, purtroppo lo si era capito fin da subito. Troppo simile la dinamica all’attacco del 14 luglio scorso a Nizza, abbastanza evidente la matrice islamista dopo la rivendicazione dell’Isis ma soprattutto dopo l’arresto e l’interrogatorio di uno dei due attentatori (l’altro è stato ucciso). Si tratta di un immigrato pakistano di 23 anni, entrato in Germania attraverso la rotta balcanica nel febbraio scorso e presentatosi come richiedente asilo. Un aspirante profugo di quelli accolti nelle stazioni tedesche con i cartelli “refugees welcome” per intenderci. A riportarlo sono fonti dell’intelligence tedesca. L’uomo è stato arrestato poco dopo l’attentato, dopo un inutile tentativo di fuga attraverso il Tiergarten, il grande parco berlinese.
Il richiedente asilo era conosciuto dalla polizia per alcuni reati minori, ma non era stata presa in considerazione l’ipotesi della “radicalizzazione” estremista. Intorno alle 4 di questa notte le unità speciali della polizia hanno fatto irruzione in un campo profughi di Berlino, situato all’interno di un hangar dell’ex aeroporto di Tempelhof. Gli agenti stanno registrando tutti gli ospiti ma per il momento non si hanno notizie di arresti. E’ chiaro però che il blitz non è casuale e che la polizia sia alla ricerca di persone coinvolte nell’attentato. Altri terroristi mascherati da “aspiranti profughi”. Intanto la prima risposta del governo tedesco, per iniziativa del ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, è stata quella di mettere le bandiere a mezz’asta in tutta la Germania, mentre Manfred Weber, capogruppo del Ppe a Bruxelles, ha detto che bisogna “essere in grado di esaminare ogni singolo profugo”. Una iniziativa quantomeno tardiva.
Intanto sempre fonti della polizia confermano che il secondo presunto attentatore, l’uomo trovato morto all’interno della cabina del camion che ha investito la folla, era polacco, così come il mezzo era registrato in Polonia. Il proprietario del tir aveva comunque informato di non avere più contatti con il suo autista dal pomeriggio, nemmeno la moglie era riuscito a contattarlo. E’ probabile a questo punto ipotizzare un sequestro di persona da parte dell’attentatore pakistano.
Davide Romano