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Il banchiere amato dai comunisti: Ciampi, una vita contro la sovranità

by Adriano Scianca
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CiampiRoma, 16 set – Per molti italiani, giovani, sprovveduti, o entrambe le cose insieme, Carlo Azeglio Ciampi era una sorta di vecchio nonnetto, di quelli che ti raccontano le loro storie di guerra e si commuovono quando passa la bandiera. Si trattava, invece, proprio come nelle favole, del lupo cattivo travestito da anziano docile e buono. O, nel suo caso, di uno sciacallo. L’uomo politico che più ha fatto, negli ultimi anni, per riproporre un immaginario nazionale (la bandiera, l’inno, le parate) è anche quello che sempre, nell’arco della sua intera vita, si è trovato dalla parte dei nemici della nostra libertà, sovranità e indipendenza.

Il tutto sin da quando, sottotenente stanziato in Albania, approfittò bellamente di un permesso, capitato durante l’8 settembre, per voltare le spalle ai propri commilitoni e diventare “resistente”. Ben presto entrò nei ranghi del Partito d’azione, corrente minoritaria della Resistenza ma con le maggiori aderenze negli ambienti oligarchici di estrazione anglosassone e la cui influenza si dipanerà lungo la storia repubblicana in modo discreto ma profondo, fino ai giorni nostri.

Nel dopoguerra, Ciampi entra alla Banca d’Italia, di cui sarà governatore dal 1979 al 1993. In questo periodo avviene la famosa e famigerata separazione consensuale fra Bankitalia e Stato. Sul finire del suo mandato, Ciampi farà in tempo a farsi sbeffeggiare da George Soros, che con la sua speculazione sulla Lira attaccò frontalmente la nostra sovranità, trovando di fronte l’incompetenza di un istituto centrale che bruciò la bellezza di 48 miliardi di dollari in una difesa inutile. Dopo tale capolavoro, Ciampi venne premiato con la presidenza del Consiglio, per la prima volta nella nostra storia affidata a un non parlamentare. Erano i famigerati anni ’90, in cui si susseguivano governi tecnici, privatizzazioni, scandali politici pilotati da una magistratura connivente. Ciampi succedeva al già tristemente noto governo presieduto da Amato. Il suo fu quello che venne chiamato il “governo dei banchieri”, ma fu anche il primo governo dal 1947 a partecipazione (sia pure per pochi giorni) di post-comunisti. Il che è emblematico. Risale peraltro a quella stagione radiosa, la cui agenda fu definita poco tempo prima a bordo del Panfilo Britannia, il principale reato d’opinione introdotto nel nostro ordinamento.

Ministro degli Interni era, all’epoca, quel galantuomo di Nicola Mancino. Le cronache dell’epoca erano infatti agitate dall’emergere del fenomeno “naziskin” e il solerte esecutivo non perse tempo, varando la legge che prende ancora oggi il nome dall’allora inquilino del Viminale. E anche questa contemporaneità di governo oligarchico e revival antifascista è piuttosto emblematica. Di una sua affiliazione alla massoneria si parlerà a più riprese e insistentemente, ma egli smentirà sempre categoricamente. Divenuto presidente della Repubblica nel 1999 per volere soprattutto, di Massimo D’Alema, lascerà come testamento politico del suo settennato la nomina di senatori a vita del calibro di Rita Levi-Montalcini, Emilio Colombo, Giorgio Napolitano, suo erede al Quirinale e prosecutore in assoluta continuità del suo messaggio. L’operato di un banchiere proseguito da un comunista: un’altra, ennesima, coincidenza significativa.

Adriano Scianca

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4 comments

Sal Taurasco 16 Settembre 2016 - 5:24

Ci sono i giornali e tv e che lo stanno santificando a reti unificiate, gli idioti che sui social lo stanno piangendo come “nonno di tutti gli italiani” “statista europeo” “portatore dei valori della Costituzione”
Io un individuo così gli auguro che marcisca in un mare di vomito e merda!

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Ef 16 Settembre 2016 - 7:01

Da sottolineare bene la sua complicità nell’abrogazione della legge bancaria del 1936 e nella conseguente vocazione iperspeculativa delle banche, di cui tanti risparmiatori si stanno ancora leccando le ferite.
http://www.ilprimatonazionale.it//economia/riforma-sistema-bancario-italiano-1936-18740/

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Cesare 17 Settembre 2016 - 2:55

Il bello è che esiste ancora nel codice penale il reato di alto tradimento con pene dai 5 anni all’ ergastolo ma non è stato stranamente applicato nemmeno ai tanti altri traditori della nazione oltre a Ciampi,sebbene vi siano denuncie di alcuni Avvocati in tal senso.Questi traditori hanno firmato trattati lesivi della sovranità nazionale come quello di Lisbona, svenduto aziende pubbliche che facevano buoni utili per la collettività e privatizzato le banche pubbliche Credito Italiano e Banca Intesa (che detenevano il 60% di banca d’Italia anche essa quindi privatizzata).E oggi la BCE privata(di cui banca d’italia privata in mano straniera ha il 16%)stampa denaro di proprietà dei banksters a costo zero ma alla scadenza dei titoli pubblici acquistati vuole che lo stato oltre a tassare a sangue i cittadini venda tutti i propri beni che ovviamente finiscono in mano agli stessi pochissimi banchieri. E pensate che banca d’italia privata ha il compito di controllo sulle altre banche private sempre degli stessi proprietari!! E inoltre ha sotto controllo anche tutti i dati dei conti correnti degli italiani!!!Anche Napolitano, che viene riportato fare parte di una loggia massonica oligarchica straniera (vedi il libro “Massoneria;società a responsabilità limitata” di Gioele Magaldi),dovrebbe andare sotto processo per alto tradimento e cospirazione con lo straniero ma invece è sempre sui media controllati dai banksters e si permette di fare la morale agli italiani!!

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Dino Rossi 17 Settembre 2016 - 12:59

Caro Scianca al solito mi trovo d’accordo con te. Quello che puntualmente ricordi nel tuo pezzo è storia ma guai a dire ciò si pensa davvero di questi infami politicanti che la morte santifica d’incanto.
Salvini per esempio, dopo aver giustamente rivolto il cordoglio alla famiglia ed il rispetto per la morte, lo ha ricordato con le tue stesse parole.
Il fenomeno cattocom Zanda lo denunciera’ per vilipendio di avvoltoio.

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