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Di Maio furioso per la difesa del Mes di Conte. La crisi di governo è più vicina

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 3 dic – L’informativa urgente sul Mes alle Camere del premier Giuseppe Conte non solo non ha convinto l’opposizione – come era prevedibile – ma allarga la spaccatura nella maggioranza giallofucsia. Sì, perché ora tra Conte e Luigi Di Maio è calato il gelo. Ieri infatti le parole del premier sulla riforma del fondo salva Stati Ue erano sì dirette all’opposizione, ma anche agli alleati di maggioranza, nella fattispecie al M5S, che vuole modificare il trattato. Eppure il presidente del Consiglio, dopo la sua informativa alle Camere ha assicurato ai cronisti che problemi con il capo politico del M5S, “assolutamente no”, non ce ne sono, “Di Maio ha espresso delle criticità per conto del Movimento, ma in un negoziato così complesso questo è pienamente comprensibile”, ha chiarito. “Ci sono questioni aperte su aspetti importanti che riguardano sia il funzionamento del Mes che la road map sull’unione bancaria e l’Italia affronterà il negoziato con determinazione”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

La difesa del Mes da parte del premier non è piaciuta ai 5 Stelle

Ma il discorso di Conte non è piaciuto ai 5 Stelle. Di Maio infatti ha disertato l’Aula del Senato (senza salutare il premier), mentre anche gli scranni del M5S hanno registrato numerose assenze. I 5 Stelle – Di Maio in testa – hanno tenuto le braccia conserte, mentre il segretario Pd, Nicola Zingaretti, ha applaudito alle parole del presidente. Conte è nel mirino dei pentastellati per un intervento che è stato recepito come “totalmente sbilanciato sul Pd“, dicono all’Adnkronos alcune fonti di governo 5 Stelle. “Un chiaro scudo”, è l’accusa mossa, alla posizione del ministro dell’Economia, il dem Roberto Gualtieri, reduce di un duro braccio di ferro proprio con Di Maio sul Mes. I vertici 5 Stelle pare siano irritati per l’autodifesa e l’elogio del salva Stati da parte del premier nelle aule parlamentari. Voci di corridoio riportano un Alessandro Di Battista furente per un’informativa che di fatto appoggia in pieno la riforma del Mes negoziata nell’estate scorsa.

Di Maio: “Necessario rivedere il Mes, presenta criticità evidenti”

Ora M5S e Pd dovranno trovare la quadra per una risoluzione di maggioranza da portare in Aula l’11 dicembre. Ma anche se i 5 Stelle dovessero decidere di andare da soli, sarà comunque complicato mettere insieme posizioni che, sul meccanismo di stabilità europeo, sono parecchio distanti anche tra le file pentastellate. Sul Mes la linea ufficiale, comunque, è quella dettata da Di Maio: “Il M5S oggi più che mai è compatto di fronte alla necessità di dover rivedere questa riforma che, ad oggi, presenta criticità evidenti“.

Italia Viva: “Stufi di assistere ai litigi tra Pd e 5 Stelle”

Come se non bastasse poi, Italia Viva (che – lo ricordiamo – al Senato ha i numeri per far cadere il governo) ha fatto presente di aver disertato il vertice di maggioranza sul Mes perché “siamo stufi di assistere a litigi tra Pd e 5 Stelle“. Lo dice il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova in un’intervista al Corriere della Sera. E “se il balletto quotidiano è di questa natura – insiste la renziana – noi non ci stiamo. Perché impedisce qualsiasi ragionamento vero, provoca squilibri nei rapporti di forza complessivi e alla fine le sintesi non sono le migliori”. Nel governo, in ogni caso, le fibrillazioni sembrano non finire mai. E la crisi è sempre più vicina. Bellanova ricorda anche che “il governo è nato con obiettivi precisi: sterilizzare l’Iva, fermare la deriva sovranista”. E che non è affatto “il banco di prova di future alleanze strategiche”. Questo, semmai, “lo pensa chi ha una visione strumentale delle cose” perché “un tema serio come il Mes – sottolinea la ministra – non può essere utilizzato per la verifica di rapporti di forza“.

Invece, proprio sul salva Stati è in atto un braccio di ferro tra Di Maio e Conte (supportato dai dem). Ma, lo ricordiamo e lo sanno pure il premier e Zingaretti, il M5S è il partito di maggioranza relativa: senza il quale, niente più governo giallofucsia.

Adolfo Spezzaferro

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