Roma, 19 gen – Oggi è il giorno dello scontro finale tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, con il voto al Senato sulla fiducia al governo. Il premier dal canto suo non ha alcuna intenzione di dimettersi, a prescindere dall’esito della votazione. Conte vuole tirare a campare rimandando il “ter” e il rimpasto, tanto può governare anche con la maggioranza relativa (ha l’avallo di Mattarella). Il leader di Italia Viva, dopo aver scatenato la crisi ritirando i suoi ministri dal governo, è convinto che al Senato i numeri per il premier sono risicati. Una “maggioranza raccogliticcia”, insomma, che potrebbe cadere da un momento all’altro.
Oggi il duello finale Conte-Renzi al Senato
Ieri alla Camera Conte ha incassato 321 sì e 259 contrari. Un risultato al di sopra delle aspettative, con il voto a favore della Polverini (che lascia Forza Italia) e di alcuni ex M5S. Il voto di oggi quindi serve a Conte per capire qual è la situazione al Senato. Se anche a Palazzo Madama ci saranno sorprese in suo favore. In ogni caso, il premier per adesso non vuole modificare l’assetto della maggioranza né del governo: un ruolo centrale del Pd genererebbe i mal di pancia del M5S. E un ritorno di Renzi è escluso. Pertanto resta da assegnare i ministeri vacanti – Agricoltura e Famiglia – e la poltrona di sottosegretario agli Esteri. In tale ottica, Conte aspetta il voto di oggi per capire su quanti centristi “volenterosi” (ossia i voltagabbana ex “costruttori”) può contare. Insomma, oggi ci sarà la resa dei conti tra il premier e Renzi.
Conte punta ai centristi e a Forza Italia (sul piatto ha messo il proporzionale)
Sul piatto, per centristi e Forza Italia, Conte ha messo la legge elettorale di tipo proporzionale. Ma per adesso il centrodestra – che ieri alla Camera ha presentato una risoluzione di sfiducia contro Conte – resta compatto, intenzionato a votare no alla fiducia. “I centristi ora non rompono e anche gli azzurri si sono blindati“, riportano fonti dell’opposizione. Niente da fare neanche per Nencini – detentore del simbolo Psi – amico di Renzi, che si asterrà. I dem dal canto loro sono preoccupati perché la “strada è stretta”. Non c’è la certezza che nascerà un nuovo gruppo, a cui nei prossimi giorni aderiranno senatori sparsi qua e là per sostenere Conte.
Per il premier una maggioranza relativa al Senato è una vittoria di Pirro
Oggi alle 9.30 Conte parlerà al Senato. Dopo di lui toccherà, tra gli altri, a Renzi, che ieri il premier nel suo discorso di 55 minuti non ha mai nominato. Chissà se stamattina, come fu con la crisi agostana e l’attacco in Aula a Salvini, l’ex avvocato del popolo oggi strenuo difensore della sua poltrona resisterà alla tentazione di processare il leader di Iv. In ogni caso, Renzi e i suoi 16 senatori (uno è assente per motivi di salute) si asterranno. Resta da capire quanti li seguiranno, tra senatori nel Misto, ex grillini e centristi vari. O se davvero il premier è riuscito a convincere qualcuno a votare per lui. Una cosa è certa: quota 161, ossia la maggioranza assoluta, per Conte è un miraggio. Quindi, la maggioranza relativa di oggi sarà una vittoria di Pirro.
Adolfo Spezzaferro
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