Roma, 12 feb – A un passo dall’abisso, a un passo dalla catastrofe che andava evitata a tutti i costi. E lo è ancora, evitabile, non fosse che la diplomazia sembra essersi arresa di fronte al vento della guerra. Eppure, come scritto più volte su questo giornale, il conflitto in Ucraina non servirebbe a nessuno e sarebbe un disastro per tutti. Ma andiamo per ordine, ricostruendo in breve la cronaca delle ultime 24 ore, scandite dalle lancette di quello che di primo acchito può apparire come un orologio dell’apocalisse.
Il “ritiro” Usa
Nella giornata di ieri Joe Biden – in un’intervista rilasciata alla Nbc – ha chiesto ai cittadini americani di lasciare l’Ucraina. Poco dopo è arrivata la nota del Dipartimento di Stato Usa, che ha confermato le parole del presidente, invitando gli statunitensi che si trovano in Ucraina a “lasciare subito” la nazione “con mezzi privati o commerciali”. Specificando: “I cittadini statunitensi non dovrebbero recarsi in Ucraina. Quelli in Ucraina dovrebbero partire adesso utilizzando mezzi di trasporto commerciali o privati. In caso di permanenza in Ucraina – ha scritto il dicastero Usa – si presti maggiore cautela a causa di criminalità, disordini civili e potenziali operazioni di combattimento, in caso di un’azione militare russa”.
Italia e Paesi Ue richiamano i cittadini
Stamani la Farnesina ha seguito le orme di Washington, invitando gli italiani a lasciare l’Ucraina. “In considerazione dell’attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente il paese con i mezzi commerciali disponibili”, si legge nella nota dell’Unità di crisi della Farnesina pubblicata sul sito Viaggiare Sicuri. “Considerata, inoltre, la situazione di incertezza ai confini, si raccomanda di posticipare tutti i viaggi non essenziali verso l’Ucraina e di mantenersi costantemente aggiornati sui mezzi d’informazione e su questo sito”, precisa poi la Farnesina.
Sempre oggi, durante una riunione di coordinamento sulla situazione in Ucraina presieduta alla Farnesina dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è stato inoltre stabilito – d’intesa con le ambasciate dell’Ue presenti in Ucraina- di far rientrare il personale non essenziale dell’ambasciata italiana a Kiev, che resterà comunque pienamente operativa. Sta di fatto che i Paesi Ue stanno seguendo la strada tracciata ieri dagli Stati Uniti. Nelle ultime ore anche Germania, Spagna e Olanda hanno difatti invitato i rispettivi cittadini a lasciare l’Ucraina. Al riguardo è emblematica la nota del ministro degli Esteri di Berlino, in cui si specifica che “non si può escludere un conflitto militare”. Perché “le tensioni tra Russia e Ucraina sono ulteriormente aumentate negli ultimi giorni a causa della presenza e dei massicci spostamenti di unità militari russe vicino ai confini ucraini”.
Ucraina, a un passo dalla guerra? I possibili scenari
Al netto di questo “ritiro” improvviso, sta dunque per scoppiare la guerra? Al di là del dispiegamento di forze militari, del dialogo tra sordi e muti rimarcato da Lavrov e della tensione senza alcun dubbio altissima, due passaggi sembrano essere sfuggiti a buona parte degli osservatori.
Il primo: chi dovrebbe maggiormente temere l’attacco di Mosca, non lo ritiene affatto imminente. Parliamo del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che già nei giorni scorsi aveva invitato gli Stati Uniti a non esagerare con lo spauracchio del conflitto. “Credo che oggi sui media ci siano molte informazioni su una profonda e vasta invasione da parte della Federazione Russa. Anche le date sono già state annunciate. Sappiamo che certi rischi esistono. Ma se avete informazioni aggiuntive – sicure al 100% – sull’invasione il 16 febbraio sicure al 100%, vi preghiamo di condividerle con il governo ucraino”. Della serie: a noi, autorità di Kiev, non risulta che il Cremlino stia per ordinare un attacco.
Il secondo passaggio chiave: martedì prossimo, 15 febbraio, il comitato della Duma russa per gli Affari della Comunità degli Stati indipendenti voterà per il riconoscimento della Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk. Si tratta di una proposta presentata non da Russia Unita (il partito di Vladimir Putin), ma dai parlamentari comunisti. E’ chiaro allora che se la Duma dovesse approvare questa proposta, si avvierebbe l’annessione definitiva delle due Repubbliche separatiste. Come ammesso da Jake Sullivan, consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, a quel punto non si verificherebbe “l’invasione su larga scala anticipata dall’intelligence Usa”. Semmai, secondo Sullivan, la decisione in questione “fornirebbe al governo di Kiev sufficienti ragioni per procedere con una offensiva”. In realtà più che una forte reazione dell’esercito ucraino, potrebbero verificarsi scontri in quelle aree di confine.
Questo però non porterebbe a una guerra totale, semmai fornirebbe a Washington un pretesto per imporre ulteriori sanzioni a Mosca. In definitiva è ancora molto probabile che si arrivi a questo nei prossimi giorni: l’incorporazione delle due Repubbliche separatiste, a netta maggioranza russa – come avvenuto con la Crimea – e la conseguente reazione sul piano strettamente economico da parte degli Stati Uniti. Ma niente “guerra mondiale” come ventilato da Biden.
Eugenio Palazzini
4 comments
forza Putin!
[…] Ucraina, la guerra che (ancora) non c’è. Ecco i possibili scenari […]
tommaso bisi griffini. Ti piacciono i comunisti?
Non conviene a nessuna fazione una guerra.
Gli Usa che tanto amano fare guerre lontani da casa, potrebbero ritrovarsi una Los Angeles rasa al suolo.