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Ucraina, coronavirus blocca bimbi nati da madri surrogate. Decine di neonati in un hotel di Kiev

by Ilaria Paoletti
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Neonati madri surrogate

Kiev, 8 mag –  Sono circa 46 i neonati che verranno accolti da un una nursery improvvisata nella Hall dell’Hotel Venezia a Kiev, in Ucraina. Sono tutti neonati di poche settimane che, a causa del coronavirus, non possono essere “prelevati” dalle famiglie che hanno pagato per farli venire al mondo. Già, perché i piccoli sono tutti figli di madri surrogate.

Il “ritiro” bloccato dei neonati

L’emergenza sanitaria ha stravolto i già precari e spinosi equilibri sui cui si regge la tecnica della gravidanza surrogata. E adesso tutti questi neonati di pochi giorni, messi al mondo da donne hanno offerto il loro utero a pagamento, si ritrovano fermi, come in un magazzino di stoccaggio, perché i committenti non possono prendere voli e portarli via con sé a causa della pandemia di coronavirus.

Ma la Biotexcom rassicura gli “acquirenti”

E’ la stessa società che si occupa della gestione dei rapporti tra chi paga e le madri surrogate, a Biotexcom, che pubblica le immagini dei neonati (alcuni di poche ore) disposti uno dopo l’altro nelle loro culle. L’avvocato della clinica ucraina, Denis Herman, pare abbia invitato i genitori “acquirenti” a rivolgersi ai propri ministri degli Esteri perché possano intercedere presso il governo ucraino in modo da ottenere un permesso per arrivare a Kiev, nonostante le rigide regole di spostamento. Il sito della Biotexcom rassicura le famiglie committenti che i bambini sono curati nella migliore delle maniere e rassicurano: non hanno smesso di fare contratti neanche durante l’emergenza sanitaria. Lo stesso portale racconta di alcune coppie disperate perché non possono prendere i neonati, o di un’altra coppia che invece era riuscita ad arrivare a Kiev per prendere le due gemelle commissionate – e adesso non riescono a ripartire.

La giusta lotta delle femministe

Alcuni movimenti movimenti femministi contrari alla pratica si sono riuniti sotto il nome Rete italiana contro l’utero in affitto, e hanno inviato una lettera all’ambasciatore italiano in Ucraina, Davide La Cecilia e anche al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. In questa lettera è stato chiesto ai due “di verificare le effettive condizioni di salute dei bambini e quanti e chi siano gli italiani clienti di Biotexcom e di altre cliniche”. In Italia la pratica dell’utero in affitto è illegale, in virtù di questo la lettera delle femministe chiede che sia concesso a chi ha pagato tra i nostri concittadini per usufruire di questo servizio nessun permesso speciale affinché possano “recarsi a ‘ritirare’ i bambini”.

Ilaria Paoletti

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3 comments

SergioM 9 Maggio 2020 - 1:24

Mi vien da VOMITARE ……
prossimo passo ? l’ ibridazione ??

Io lo voglio alto , biondo occhi azzurri e col cazzo come un cavallo …
Io nero , occhi azzurri , palestrato
Io femmina e gran figa tipo Cipriani

CHE SCHIFO .

vetri elettrici e navigatore ? Ah , no quelle sono le auto …..

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Rada 18 Giugno 2020 - 4:47

Vedo che l’argomento della maternità surrogata è ancora rilevante per molti. Abbiamo attraversato questo. Ma il nostro percorso non è ancora finito, nostro figlio è ancora in Ucraina e non possiamo portarlo a casa. Ma la cosa più importante per noi è che ora vive in condizioni confortevoli con una bambinaia che ha un’educazione medica. E, soprattutto, vivono in un appartamento separato e non in un incubatore come questo. La clinica di Feskov, dove ero, assicura da tutti i rischi. E nonostante il fatto che siamo preoccupati, credo che andrà tutto bene. La cosa principale è che i confini si apriranno rapidamente.
E questi poveri bambini … E se li confonderanno? Come fanno a sapere dove esattamente si trova il loro bambino? Ho visto un video, nelle mani dei bambini non ci sono l’etichetta o altri segni di identificazione. Lo metteranno accidentalmente nella culla sbagliata!

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Helen Raimy 18 Giugno 2020 - 7:16

Vedo che l’argomento della maternità surrogata è ancora rilevante per molti. Abbiamo attraversato questo. Ma il nostro percorso non è ancora finito, nostro figlio è ancora in Ucraina e non possiamo portarlo a casa. Ma la cosa più importante per noi è che ora vive in condizioni confortevoli con una bambinaia che ha un’educazione medica. E, soprattutto, vivono in un appartamento separato e non in un incubatore come questo. La clinica di Feskov, dove ero, assicura da tutti i rischi. E nonostante il fatto che siamo preoccupati, credo che andrà tutto bene. La cosa principale è che i confini si apriranno rapidamente.
E questi poveri bambini … E se li confonderanno? Come fanno a sapere dove esattamente si trova il loro bambino? Ho visto un video, nelle mani dei bambini non ci sono l’etichetta o altri segni di identificazione. Lo metteranno accidentalmente nella culla sbagliata!

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