Il Cairo, 5 nov – Nessun problema strutturale, nessun missile. A far esplodere e precipitare sul Sinai l’Airbus russo della Kolavia-Metrojet in volo da Sharm el-Sheikh a San Pietroburgo è stata una bomba. Lo sostengono i servizi americani.
Disastro del Sinai: una bomba dell’Isis?
Ancora non esiste certezza matematica, ma “c’è la chiara sensazione che si sia trattato di un ordigno esplosivo messo in una valigia o in altre parti dell’aereo”, spiega una fonte citata dalla Cnn.
L’ipotesi che a compiere l’attentato siano stati i fondamentalisti islamici aleggiava nell’aria già da qualche tempo ed è confermata anche dalle autorità britanniche e irlandesi. Londra e Dublino hanno infatti, sulla base dei sospetti che si sia trattato di “un ordigno esplosivo” – come si legge nella nota di Downing Street – a causare la tragedia nel Sinai, deciso la “sospensione immediata” di tutti i voli in partenza dalla località turistica da dove decollò l’aereo russo.
I sospetti
Secondo le prime indiscrezioni, la bomba potrebbe essere stata messa o in una valigia o in un carrello delle cibarie servite a bordo. Nel primo caso, al fine di superare i controlli di sicurezza, l’ordigno sarebbe stato messo nel bagaglio direttamente all’interno dell’area “protetta” – analoga ipotesi anche per la seconda evenienza, quella del carrello del cibo. Maggiori dettagli arriveranno dall’analisi delle scatole nere e dei resti del velivolo.
Strage del Sinai: la nuova rivendicazione dell’Isis
Intanto, dopo quella iniziale arriva un’altra rivendicazione da parte dell’Isis. Dal sedicente Stato Islamico è giunto infatti un file audio nel quale si attribuiscono la responsabilità della strage: “Siamo stati noi, non riveliamo come abbiamo fatto, lo faremo nel momento che riterremo opportuno”, si sente con tono di sfida nella voce registrata.
Roberto Derta