Washington, 18 set – “Abbiamo speso 500 milioni per addestrare soltanto 4 o 5 miliziani anti-Isis”, a dichiararlo è il generale Lloyd J. Austin, comandante del Centcom, sovrintendente Usa delle operazioni in Siria e Iraq. Un flop totale quello statunitense, l’ennesimo duro colpo per Obama, che dopo aver fallito il tentativo di destituire Assad ed essere stato ufficialmente raggirato dagli ufficiali del Central Command, che per quasi un anno hanno inventato di sana pianta rapporti di analisti e servizi d’intelligence per far credere al Presidente che gli Usa stavano vincendo la guerra, adesso si ritrova sul tavolino un’altra patata bollente. Come spiegare all’opinione pubblica, da sempre fondamentale ago della bilancia negli Stati Uniti, questo fallimento?
In tre anni infatti le truppe Usa avrebbero dovuto addestrare, secondo il dichiarato progetto iniziale, 15 mila combattenti siriani contro l’Isis e allo stesso tempo contro Assad. Non bastava l’antinomico intento, o forse proprio per quello ecco il risultato: mezzo miliardo di dollari per formare non più di 5 miliziani, che oltretutto al momento non è dato sapere se e come sarebbero stati impiegati sul campo. In realtà la cospicua somma investita dal Pentagono era servita per addestrare 60 combattenti, cifra comunque ridicola rispetto all’obiettivo prefissato, peccato che 55 di questi sarebbero stati rapiti dall’Isis. Un disastro militare completo quindi.
Tanto più che adesso di fronte all’intervento russo al fianco del legittimo governo siriano di Assad, gli Usa si ritrovano praticamente fuori dai giochi in Siria. Al momento l’unico risultato evidente è lo scontro in seno agli Stati Uniti, come evidenziato dal Washington Post, con i vertici delle Forze Armate irritati per le dichiarazioni del generale Austin e il Congresso spaccato in due.
Eugenio Palazzini
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