Roma, 10 nov – Il minimo che si possa dire, se proprio non si vuol essere complottisti, è che per la Russia è un periodo decisamente intenso: i suoi aerei vengono giù come mosche e ora scopriamo che anche i suoi record sportivi devono essere abbattuti.
Colpa del doping. Doping di Stato, per la precisione, in una riedizione un po’ goffa di Rocky IV, in cui il campione di pugilato del mondo libero si allenava tra i ghiacci per sfidare il cattivissimo, comunistissimo e dopatissimo Ivan Drago.
Questo, almeno, è il quadro dipinto dalla Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, che ha chiesto alla Iaaf (la federazione mondiale dell’atletica) che la Russia sia bandita dalle competizioni internazionali fino a quando Mosca non farà chiarezza su quanto esposto in un rapporto della stessa Agenzia in cui si parla apertamente di doping diffuso tra gli atleti russi, con tanto di complicità governative.
Secondo il copione preattamente hollywoodiano, ci sarebbe addirittura un coinvolgimento dei servizi segreti di Mosca (FSB), accusati di aver controllato il laboratorio antidoping moscovita anche durante le Olimpiadi invernali di Sochi 2014.
“La questione è che se ci sono delle accuse allora devono essere sostenute da qualche prova, finché non si sono sentite le prove è difficile percepire le accuse, sono infondate“, ha replicato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Il ministro dello Sport Vitaly Mutko, dal canto suo, assicura la disponibilità della Russia a fare fronte a eventuali irregolarità “di qualsiasi tipo” da parte dell’agenzia antidoping nazionale.