Roma, 9 mar – Nessun cambio di governo a Kiev, ma due condizioni imprescindibili per la fine della guerra: riconoscimento della Crimea come territorio russo e quello delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk (Donbass) come Stati indipendenti. E’ quanto chiede la Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina, con l’ipotesi di compromesso al riguardo avanzata ieri dal presidente ucraino Zelensky. Oggi Mosca specifica, inoltre, di non puntare al regime change.
Mosca: “Non vogliamo occupare l’Ucraine e ottenere cambio di regime a Kiev”
“L’operazione militare speciale ha per obiettivo quello di proteggere le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, smilitarizzare e denazificare l’Ucraina, eliminare la minaccia militare proveniente per la Russia dal territorio ucraino a causa delle attività dei paesi della Nato e il tentativo di pompare armi nel paese”, dice il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dall’agenzia Tass. “L’operazione non ha lo scopo di occupare l’Ucraina, distruggere la sua statualità o rovesciare l’attuale leadership. Non è diretta contro i civili”, ha poi sottolineato Zakharova.
Tra bluff e reali obiettivi
Come sempre accade durante le guerra, ogni dichiarazione – dell’una e dell’altra parte – va presa con le pinze, perché spesso strumento classico di propaganda, volto a nascondere le carte o ad attendere la reazione nemica per poi regolarsi di conseguenza. La partita è oltretutto, per ovvi motivi, molto delicata. La sensazione però, al netto dei reali obiettivi russi che restano tuttora oggetto di varie interpretazioni, è che almeno per il cessate il fuoco Mosca sia disposta ad “accontentarsi” di ottenere i riconoscimenti richiesti su Crimea e Donbass, in aggiunta alla garanzia scritta della neutralità dell’Ucraina.
Segnali al riguardo arrivano anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “La nostra posizione è ben nota. La Crimea è una regione russa e questo deve essere riconosciuto de facto e de jure”, ha dichiarato Peskov, citato dalla Cnn. Le repubbliche di Donetsk e Luhansk “sono stati indipendenti e sovrani, riconosciuti come tali dalla Federazione russa. Anche loro devono essere riconosciute de facto e de jure”, ha precisato.
L’attesa per l’incontro in Turchia
Un importante incontro diplomatico si terrà poi domani ad Antalya, in Turchia, fra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba. “E’ un proseguimento del processo negoziale ed è molto importante”, ha detto Lavrov. L’incontro ad Antalya sarà cruciale anche per capire come intende muoversi la Turchia, membro della Nato che sinora ha condannato l’attacco russo all’Ucraina definendolo “inaccettabile” ma che ha legami economici e strategici fondamentali con la Russia. Non a caso Ankara non si è allineata alle sanzioni imposte dall’Occidente e ha ribadito più volte di non essere disposta a chiudere lo spazio aereo.
Eugenio Palazzini
4 comments
[…] Il Cremlino: “Non vogliamo cambio di regime a Kiev”. Ecco le… […]
[…] ore o accettano di vaccinarsi“: così il premier Mario Draghi nel question time alla Camera sulla guerra in Ucraina. “Le mascherine vengono distribuite a tutti i profughi nei centri sanitari”, sottolinea […]
[…] Il Cremlino: “Non vogliamo cambio di regime a Kiev”. Ecco le… […]
[…] ore o accettano di vaccinarsi“: così il premier Mario Draghi nel question time alla Camera sulla guerra in Ucraina. “Le mascherine vengono distribuite a tutti i profughi nei centri sanitari”, sottolinea […]