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Conflitto tra Israele e Palestina, perché la mediazione offerta dalla Cina è molto seria

by Eugenio Palazzini
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Roma, 18 apr – La notizia è di quelle che possono strappare sciocchi sorrisi a denti stretti, della serie: non sparate sciocchezze, questa è una missione impossibile. Sì perché la Cina si è detta disposta a mediare tra Israele e Palestina, addirittura per risolvere l’atavico – tragicamente iconico – conflitto mediorientale. E’ quanto annunciato dal ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, durante due colloqui telefonici avuti con gli omologhi israeliano e palestinese, Eli Cohen e Riad al Maliki. Stando a quanto riportato dall’agenzia Xinhua – che ricordiamo essere voce sempre attendibile in questi casi perché megafono di Pechino, in quanto subordinata al controllo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare – il ministro Qin ha chiesto ai suoi due interlocutori di “dar prova di coraggio politico e riprendere i colloqui di pace”, assicurando la disponibilità della Cina a mediare.

Il ministro israeliano Cohen ha ringraziato la Cina per la sua disponibilità a sostenere la soluzione del conflitto israelo-palestinese. “Israele è impegnato a raffreddare la situazione, ma è improbabile che il problema si risolva a breve termine”, ha detto. Sottolineando poi che “Israele attribuisce importanza all’influenza della Cina, presta grande attenzione alla questione nucleare iraniana e si aspetta che la Cina svolga un ruolo positivo”.

Conflitto tra Israele e Palestina, la mediazione offerta dalla Cina

Ingenuità? Eccesso di ottimismo? Oppure la Cina si è montata la testa dopo il successo della mediazione tra Iran e Arabia Saudita? Verosimilmente nulla di tutto questo. Perché la Cina non è ingenua, tende sempre alla cautela più che all’ottimismo e sa bene di dover procedere su più livelli per ottenere risultati concreti anche in termini di immagine. E’ però altrettanto consapevole di potersi presentare come arbitro credibile in diverse aree del globo e tra attori che storicamente si guardano in cagnesco, o peggio si fanno la guerra da decenni. Perché in determinati contesti è sempre rimasta astutamente “neutrale”, termine rivedibile in portata più ampia ma che nella fattispecie può rendere l’idea.

Nella riscrittura in atto dello scacchiere globale, Pechino è insomma conscia di sapersi ergere a potenza in grado di far pesare la propria voce, in scenari macroregionali dove il peso degli Stati Uniti si è fatto meno rilevante e quello europeo fatica a (ri)emergere. Non sempre l’agire del Dragone è però inviso alla Casa Bianca, come di primo acchito potremmo facilmente dedurre. Questione di interdipendenza, allorché Stati Uniti e Cina sono entrambi consci di non poter rinunciare a un abbraccio implicito. Là dove non può muoversi l’uno, per ragionali storiche, oltreché per contingenze reputazionali ed economiche, si inserisce l’altro. Equilibrio delicato, in certi casi in fieri più che reale, eppure sempre più cercato e alimentato. Spartizione di campo non definitiva, né totale. Semmai volta a stabilizzare lo scorrere del flusso finanziario. Finché regge.

Se la nuova via della Seta passa dalla Palestina

La Nuova via della seta (meglio al plurale, nuove vie), in apparenza scomparsa dai radar con il Covid e frettolosamente bollata oltre il limes cinese come ormai naufragata, passa anche da Israele e Palestina. Nel 2016, Xi Jinping riaffermò il sostegno di Pechino “alla istituzione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme est“. Annunciando alla Lega araba un progetto da 7.6 milioni di dollari per la costruzione di pannelli solari nei territori palestinesi. Nel 2017, l’allora ministro degli Esteri cinese Wang Yi, disse che “la mancanza di uno Stato palestinese indipendente costituisce una terribile ingiustizia”. Gli obiettivi di Pechino passano però anche da un’inevitabile cooperazione con Tel Aviv, pena il naufragio di qualunque progetto possibile in Palestina.

Eugenio Palazzini

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1 commento

Germano 18 Aprile 2023 - 1:22

Non esiste nessun conflitto tra Israele e la Palestina, esiste una invasione di questi criminali che pretendono sterminare i palestinesi. Israele è l’unico stato o meglio dire “etnostato” in occidente, uno stato su base razziale e per tanto qualsiasi altro stato non ha il diritto manco di parlare di “razza” ma questi criminali hanno il diritto di tutto. Più criminali ancora tutti i paesi occidentali (in primis l’Italia) a favorire gli ebrei come intoccabili e con diritto a tutto.

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