Atene, 4 gen – La Grecia dopo sette anni di austerità sta sprofondando nella miseria. I servizi pubblici essenziali non hanno retto ai tagli indiscriminati della spending review. Purtroppo come spesso avviene in questi casi a risentirne di più è la sanità. Certo, quanto detto non rappresenta una novità. Questo, però, non è un buon motivo per tacere sui disastri che si consumano nella penisola ellenica.
Stavolta è un’inchiesta svolta dal quotidiano inglese The Guardian a mostrarci come la Grecia rischia di diventare un paese del terzo mondo. Michalis Giannakos, direttore della Panhellenic Federation of Public Hospital Employees afferma che ormai negli ospedali della Grecia si muore perché non ci sono i mezzi per curare chi si ammala: “Our hospitals have become danger zones”. Forniamo qualche cifra per comprendere meglio la gravità della situazione. La spesa sanitaria negli ultimi anni è diminuita di un terzo per abitante, rispetto all’inizio della crisi. Secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control: “Il 10% dei pazienti negli ospedali greci rischia di contratte infezioni; le morti per infezioni di questo tipo si stima abbiano ucciso tremila pazienti nell’ultimo periodo. Ogni quaranta pazienti c’è un infermiere, i reparti di terapia intensiva continuano a perdere letti, (centocinquanta posti rispetto al 2011)”. Questi dati non sono frutto del caso. È bene ricordare che il governo Tsipras, per ricevere i trecento miliardi del fondo “Salva stati”, ha dato vita ad una stretta alle finanze pubbliche senza precedenti. Limitandoci ai soli dati che riguardano la sanità pubblica, possiamo contare venticinquemila licenziamenti, inoltre la spesa sanitaria è passata dal 9.9% del Pil all’attuale 4.7%. Il risultato è drammatico: oltre due milioni e cinquecentomila greci (su una popolazione di poco più di dieci milioni di abitanti) si trovano così senza assistenza sanitaria. Yiannis Papadatos, dottore intervistato dal The Guardian ci racconta che: “La maggior parte dei macchinari sono state donate, il personale lavora spesso senza essere pagato per le sue ore di straordinario e la sanità pubblica procede grazie ai soldi di benefattori e privati”.
Dopo tutti questi sforzi, la Troika ha, però, deciso di premiare il fedele esecutore dei suoi dicktat: il premier progressista Alexis Tsipras. Bruxelles tende, dunque, la mano ad Atene prolungando la scadenza di alcuni debiti fino al 2032. Come sempre, però, la contropartita non manca. Il compagno Alexis dovrà rispettare, per un lungo periodo di anni, l’obiettivo di un avanzo primario pari al 3,5% del Pil. In parole povere: l’austerità continua. Per il 2017, infatti, l’esecutivo progressista, prepara già una nuova tornata di tagli che potrebbe toccare per l’ennesima volta welfare e pensioni. Come dire: anno nuovo, ricette vecchie.
Salvatore Recupero
4 comments
POVERA gRECIA. SPERO in alba Dorata
La Grecia non era un alleato degli alleati durante la seconda guerra mondiale ? Vedi che fine ha fatto , ora sotto a chi tocca
Le liberazioni forse hanno un prezzo da pagare ….con il tempo ?
Un video di tanto tempo fa’ non si sbagliava
https://m.youtube.com/watch?v=3dyPU0w0_CY
Comunque mi risulta che anche negli ospedali italiani ai medici non vengano pagati gli straordinari diurni già da diversi anni.