Roma, 28 ago – Shinzo Abe non sarà più il primo ministro del Giappone. Per problemi di salute ha infatti annunciato oggi le sue dimissioni. “Il mio attuale stato di salute, a seguito dei recenti controlli, non mi consente di concentrarmi sulle questioni più importanti che riguardano il governo, ed è il motivo per cui intendo farmi da parte”, ha dichiarato Abe durante una conferenza stampa trasmessa in diretta dalle principali reti televisive giapponesi. Dunque le dimissioni non sono ancora ufficiali ma verosimilmente il premier nipponico, che soffre da tempo di colite ulcerosa, manterrà la parola. Non venire meno agli impegni presi è d’altronde una rinomata peculiarità del Sol Levante, dove oltretutto non si abdica a cuor leggero (a prescindere dalla carica ricoperta) senza prima aver provato in ogni modo a tener duro. Sembra chiaro quindi che Abe davvero non sia più fisicamente in grado di svolgere un importante ruolo che richiede costante lavoro quotidiano.
Il primo ministro più longevo
Il premier nipponico lascia però dopo una lunga carriera politica, in cui nonostante le critiche della solita grancassa mediatica internazionale ha saputo compattare il Giappone garantendo crescita economica, sicurezza sociale, orgoglio nazionale e innovazione tecnologica. Abe è poi diventato lo scorso 24 agosto il più longevo primo ministro giapponese della storia, superando il precedente record centrato dal suo prozio Eisaku Sato. Un primato frutto dell’unione del primo mandato tra il 2006 e il 2007, e il successivo lungo periodo da premier iniziato nel 2012 e interrotto appunto oggi. L’ultima rielezione, alle politiche del 2017 vinte dal suo partito, avrebbe garantito ad Abe di restare al governo fino al settembre 2021. Lascia quindi un anno prima del termine del mandato.
E adesso che succede in Giappone?
E’ improbabile comunque che vi siano stravolgimenti politici. Come ovvio però, a Tokyo è già partito il totonomine da parte dei media giapponesi sul probabile successore di Abe. Le ipotesi si sprecano, ma il favorito alla guida del governo sembra essere Shigeru Ishiba, 63enne già ministro della Difesa e sfidante di Abe alla guida del partito liberal-democratico. Non è però escluso che a spuntarla sia invece Fumio Kishida, capo della commissione dello stesso partito oppure Taro Kono, già ministro degli Esteri e attuale ministro della Difesa. E ancora Yoshihide Suga, capo di Gabinetto fedelissimo di Abe.
Si fa però il nome anche di Taro Aso, ministro delle Finanze già premier per un brevissimo periodo a fine 2008. Quest’ultimo è un personaggio piuttosto controverso, per il particolare stile che mostra in pubblico e soprattutto per alcune dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo.
L’ultima delle quali sulla presunta superiorità giapponese dovuta all’alto livello culturale della popolazione che ha permesso al governo di Tokyo di gestire bene l’emergenza coronavirus. In ogni caso, a prescindere da chi sostituirà Abe, almeno fino all’autunno del 2021 la linea politica del Sol Levante difficilmente cambierà. La strada tracciata dal premier dimissionario gode ancora di un ampio consenso popolare e all’interno del suo partito: crescita economica, sicurezza e sovranità militare con la revisione della Costituzione imposta dagli Stati Uniti dopo il secondo conflitto mondiale.
Eugenio Palazzini
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