Roma, 21 ott – “Il futuro spiegherà forse, un giorno, perché Parigi è rimasta così discreta, rispetto a Berlino o Rio, dopo le rivelazioni sui programmi di spionaggio elettronico americano nel mondo. Perché la Francia è stata altrettanto coinvolta e dispone oggi di prove tangibili del fatto che i suoi interessi sono quotidianamente presi di mira”. Il duro attacco di Le Monde al governo francese per la timidezza a proposito dello scandalo Datagate farà forse arrossire Hollande, ma di sicuro dovrebbe far sprofondare Letta. Parigi, infatti, sia pur in modo tardivo, ha almeno avuto il coraggio di sbattere i pugni sul tavolo americano dopo la rivelazione secondo cui dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013, 70,3 milioni di registrazioni di telefonate francesi sono state eseguiti dalla Nsa.
La Francia ha quindi convocato “immediatamente” l’ambasciatore Usa per chiedere spiegazioni sulla registrazione di milioni di telefonate su utenze francesi da parte della National Security Agency americana. Per il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, “è assolutamente inaccettabile questa pratica fra alleati che minaccia le vite private”. “Avevamo già protestato a giugno, quando si è saputo delle intercettazioni”, ha ricordato il ministro degli Esteri, “ma è evidente che occorre fare di più”, in particolare “accertarsi che non si ripetano più”. Persino il Messico ha chiesto spiegazioni a Washington sulle presunte attività di spionaggio contro l’ex presidente Felipe Calderon, alle cui email presidenziali l’Nsa avrebbe avuto accesso nel maggio 2010.
Nulla del genere da Roma, nonostante il sospetto più che fondato che le nostre ambasciate siano state spiate da Washington. Eppure Letta avrebbe avuto modo di chiederne conto ad Obama, dato che il premier italiano ha incontrato il presidente statunitense quattro volte in pochi mesi. Letta avrà solo rassicurato l’alleato sulla nostra disponibilità a smantellare lo stato sociale e svendere il patrimonio pubblico o si sarà fatto sentire anche per difendere la nostra sovranità?
Del resto, persino più allarmante dello spionaggio Usa e della nostra remissività in materia, è forse il fatto che gli Usa non hanno bisogno di spiarci più di tanto a causa della nostra fedeltà incondizionata. Secondo lo Spiegel, che ha avuto accesso a un documento riservato che risale all’aprile 2013 in possesso della talpa del Datagate Edward Snowden, i paesi che gli Usa ritengono prioritario controllare sono Cina, Russia, Iran, Pakistan, Corea del nord e Afghanistan. La Germania occupa un posto intermedio, a livello di Francia e Giappone, e prima di Italia o Spagna.
Insomma, se ci spiano meno di altri è perché non contiamo nulla. Davvero un bel risultato.