Pechino, 6 mag – La notizia è passata sottotraccia, riportata solo dalle agenzie stampa cinesi, ma è particolarmente interessante e degna di nota: la Cina presto imposterà le sue prime due navi per ricerca oceanografica che saranno varate nel 2019. A riferirlo è stato Hu Xuedong, vice direttore amministrativo del “Deep sea department” che sovrintende al programma di esplorazione marina cinese, durante una conferenza stampa che si è tenuta a Pechino lo scorso mercoledì.
L’impostazione dei due vascelli oceanografici (uno per la ricerca di risorse marine e l’altro per la messa in mare di batiscafi dotati di equipaggio) avverrà questo luglio e se ne prevede il varo entro la fine del 2019. La prima nave sarà costruita presso i cantieri China State Shipbuilding Corp’s Huangpu Wenchong Shipbuilding Co di Guangzhou, nella provincia di Guangdong, mentre la “nave madre” per batiscafi sarà impostata presso i cantieri China Shipbuilding Industry Corp’s Wuchang Shipbuilding Industry Group di Wuhan, nella provincia di Hubei. Le due navi saranno lunghe 98 metri e larghe 17, e avranno un dislocamento di 4,000 tonnellate e con un’autonomia prevista di circa 6 mila miglia nautiche; saranno inoltre dotate di un sistema di propulsione innovativo di tipo elettrico probabilmente sul modello del sistema diesel-elettrico usato per i vascelli sommergibili non avendo i cinesi ancora sviluppato una propria industria di turbine navali. I due vascelli saranno in grado di effettuare campagne di rilevamento e ricerca nel campo della geologia marina, ecologia e studi sul sistema oceano-atmosfera. La “nave madre”, in particolare, sarà in grado di operare con il batiscafo “Jiaolong”, il primo (ed unico rimasto) batiscafo con equipaggio cinese che ha raggiunto la profondità di 7062 metri nella Fossa delle Marianne nel 2012. La nave, oltre a mettere in mare il batiscafo, avrà tutta una serie di sistemi scientifici a bordo che le permetteranno di analizzare i campioni prelevati dallo stesso durante le crociere di ricerca, ottimizzando così i tempi. Queste due nuove unità saranno di aiuto, sempre secondo il vice direttore Hu, per la costruzione della prima stazione sottomarina cinese che è prevista intorno al 2030.
Sino ad oggi la Cina faceva affidamento sulla cantieristica estera, soprattutto russa, per i suoi vascelli oceanografici (e non solo): al momento infatti il China Marine Research utilizza 17 vascelli d’altura e 15 costieri, ma queste due costruzioni, oltre che essere innovative, rappresentano le prime totalmente cinesi. Senza dubbio un passo avanti per la cantieristica di Pechino, anche considerato il prossimo varo della prima portaerei totalmente costruita in autonomia (argomento che esula però questa trattazione ma che affronteremo prossimamente), che con queste due nuove costruzione colma il gap tecnologico che la separava dalle altre nazioni occidentali e non solo. L’importanza di avere una flotta oceanografica all’avanguardia, del resto, è funzionale ai propri interessi strategici: pensiamo ad esempio al bisogno di avere mappe particolareggiate dei fondali o alla necessità di individuare le variazioni stagionali del termoclino per la navigazione della propria flotta di sottomarini. Senza considerare che una campagna di rilevamento geologico marino, con la possibilità di campionare e analizzare in situ, permette una rapida individuazione delle risorse minerarie ed energetiche e quindi di circoscrivere meglio quelle zone ritenute strategiche per il Paese. Pertanto non saremo stupiti di vedere questi due nuovi vascelli, una volta divenuti operativi, nelle acque del Mar Cinese Meridionale o al largo delle Senkaku: sarà un ulteriore e forte segnale che Pechino non intende desistere dalle proprie rivendicazioni territoriali in quelle acque contese.
Paolo Mauri