Roma, 30 mag – Se c’è una nazione che esemplifica quel che non funziona in Africa, questa è il Ciad. Non bastasse la desertificazione che rende sempre più difficile produrre derrate agricole, il paese dell’Africa centro-settentrionale deve anche affrontare il problema dei vari gruppi islamici radicali che minano alla sua sicurezza. Sarebbe facile pensare al Ciad come uno Stato fallito e senza speranza, ma anche in questa parte del continente nero sono visibili segnali positivi che fanno ben sperare per il suo futuro.
Il Ciad punta a crescere l’8% annuo
A tale proposito è degno di nota un incontro che ha avuto luogo a marzo nella capitale N’Djamena tra il ministro ciadiano dell’Economia e dello sviluppo economico e il rappresentante della commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, per discutere di un piano di industrializzazione che permetterà al Ciad di raggiungere una crescita economica dell’8% annuo per il periodo che va dal 2020 al 2030.
Per raggiungere questo obiettivo il piano identifica sei settori su cui il governo deve puntare: acqua e energia, agricoltura, estrazione di metalli, costruzione e lavori pubblici, banche e settore finanziario e settore digitale.
Obiettivo industrializzazione
Ovviamente non basta produrre beni di base ma occorre anche trasformarli in prodotti finiti a più alto valore aggiunto. Per questo sono stati identificati diversi settori in cui è possibile avviare un progetto di industrializzazione che comprendono carni, pelle, latte, sesamo, spirulina, shea (semi oleosi), cotone, gomma arabica, raffinazione di prodotti petrolchimici, miniere d’oro, cave di pietra, industria metallurgica, network di fibre ottiche, centri di elaborazione dati, produzione di cemento, lavorazione del marmo e produzione di mattoni. Al fine di rendere possibile questa trasformazione industriale il governo dovrà puntare a migliorare il modo di governare, il capitale umano, le infrastrutture e il finanziamento.
Per attuare il piano il Ciad dovrà investire nei prossimi dieci anni una cifra pari a 985 milioni di dollari, che però genereranno un valore di 1,86 miliardi di dollari: l’investimento renderà quasi il 100%, senza contare che permetterà la creazione di imprese piccole, medie e grandi e farà crescere il settore manifatturiero dall’8 al 16% del Pil e l’esportazione di prodotti manifatturieri dal 2 al 6%.
Giuseppe De Santis
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