Roma, 14 apr – Sta per “Fare in India” ed è lo slogan della fiera dell’industria di Hannover inaugurata in gran pompa dal premier indiano Narendra Modi nella sua seconda tappa europea presente il cancelliere tedesco signora Merkel ed esponenti del mondo economico indiano e tedesco. La fiera di Hannover invita quindi le aziende tedesche a “Make in India” spostando le produzioni e lo fa con una strategia comunicativa efficace e moderna, elencando i vari settori anche di tecnologia avanzata dove le aziende tedesche troveranno personale specializzato, poche regole e costi bassi.
Nella prima tappa europea del 9 aprile a Parigi il premier indiano ha formalizzato l’ordine per ben 36 supercaccia Dassault Rafale (circa 4 miliardi di €), e sono in corso trattative nel settore nucleare dove l’India ha in programma di ampliare la sua dotazione di centrali nucleari.
Nella prossima tappa del 14 in Canada Narendra Modi, che si muove insieme a una delegazione di imprenditori indiani, formalizzerà accordi commerciali vantaggiosi per i due paesi.
Anche l’Italia, benchè non sia compresa nelle tappe del premier indiano non rimane a bocca asciutta. Dopo e varie vicissitudini legate al processo per presunte tangenti Finmeccanica del Tribunale di Busto Arsizio (a gennaio 2014 Finmeccanica non fu ammessa alla “fiera degli armamenti” in India con la minaccia di rivolgersi alla Germania per l’acquisto di siluri per sommergibili) anche questa commessa infine è andata in porto.
Infatti appena tre giorni fa è stato varato il “Kalvari”, primo di sei sottomarini di tecnologia francese e produzione indiana che saranno armati con i siluti italiani Black Shark della Finmeccanica, 100 siluri a 3 milioni di euro ciascuno che faranno diventare l’Oceano Indiano una sorta di lago assicurando alla marina indiana la superiorità tecnologica nell’intera regione.
Insomma, delocalizzazione in India di produzioni sempre più sofisticate, acquisto in Europa di armamenti dell’ultima generazione, centrali atomiche… ce ne è abbastanza per considerare la vicenda dei due Marò italiani come un fastidioso e ininfluente episodio, e continuare la politica del basso profilo con cui l’Italia ha impostato la gestione della vicenda.
Diciamo pure che se c’era il sospetto che la “distrazione” dei partner europei sulla vicenda Marò fosse dovuta a corposi interessi commerciali ora possiamo averne la certezza.
Che sono innocenti delle accuse addebitate noi lo sappiamo da quasi due anni, le autorità indiane dal giorno stesso dei fatti, lo abbiamo detto e scritto in tutti i modi ed è inutile tornarci sopra. E diciamo pure che se all’inizio la vicenda può essere stata montata per colpire politicamente la Sonia Gandi (obiettivo perfettamente riuscito) ora è funzionale al partito nazionalista giunto al potere per “mostrare i muscoli” e ritagliarsi il ruolo di potenza regionale capace di proiettarsi sull’intero oceano indiano (grazie anche ai nostri micidiali Black Shark che riducono la marina pakistana ad una sorta di guardia costiera e possono impensierire le navi militari di qualsiasi paese)
Del resto davanti le coste del Kerala passa circa un terzo del traffico navale mondiale, e soprattutto praticamente il totale del traffico fra oriente e europa e il totale delle petroliere che dal Golfo Persico vanno in oriente, Cina compresa.
(vedi immagine)
Nessuna speranza quindi per Girone e Latorre?
No, è inutile che stiamo a cantarcela. Siamo “disarmati” politicamente, gli interessi che prevalgono sono di chi deve vendere i siluri a tre milioni l’uno e spostare le produzioni dove paga i costi con poche Rupie e rivende in Europa a molti Euro.
Sono interessi nostri, dei “cittadini”? No, sono interessi dei vari azionisti, finanziatori etc.
Quando in India si stancheranno di fare i gradassi o converranno che non gli conviene più faranno un altro atto “umanitario” e ce li ridaranno.
Luigi Di Stefano