Canada, un cittadino su 3 favorevole al suicidio assistito per senzatetto
Da marzo 2021, il Canada è uno dei pochi Paesi al mondo ad aver legalizzato il suicidio assistito, anche nei casi in cui un paziente non è affetto da malattia terminale. Da allora, i canadesi possono ricevere l’approvazione per il Maid se affetti da una «serie di patologie, malattie o disabilità in uno stato avanzato, irreversibile di declino e sono in una condizione di sofferenza fisica o mentale insopportabile, che non può essere alleviata in modo che i pazienti considerano accettabile, la cui morte possa essere ragionevolmente prevedibile». E’ stimato che fino ad oggi, circa 10mila canadesi hanno avuto accesso al suicidio medicalmente assistito, con numeri in aumento costante dall’inizio della pandemia.
Il sondaggio
Ebbene, Research Co. ha rilevato che il 73% degli intervistati è favorevole all’attuale regime e solo il 16% si è dichiarato contrario. Dal sondaggio è emerso un numero non trascurabile di soggetti favorevoli al suicidio assistito anche nei casi in cui non è presente alcuna condizione medica. Ad esempio, il 27% vede di buon occhio l’estensione del Maid a quei soggetti in stato di povertà, o ai senzatetto, che trovano insopportabile la propria condizione di indigenza. In pratica si darebbe il via libera a una sorta di malthusianesimo di Stato, l’eliminazione su base volontaria del surplus di popolazione non produttiva. Non solo: al 20% degli intervistati andava bene che venga dato accesso al Maid a chiunque e per qualsiasi motivo. In altre parole, un quinto degli intervistati ritiene che «l’assistenza medica in caso di morte dovrebbe essere sempre consentita, indipendentemente da chi la richiede».
Una procedura controversa
Uno degli aspetti più controversi di Maid è stata una serie di casi di alto profilo in cui i canadesi con malattie gravi hanno optato per la morte dopo anni trascorsi nel tentativo di ottenere cure mediche adeguate dallo Stato. Ebbene, il 51% si è detto favorevole ad aggiungere «l’incapacità di ricevere cure mediche» tra le motivazioni sufficiente per richiedere il suicidio assistito.
Aveva fatto scalpore alcuni mesi fa il caso di Christine Gauthier, ex membro dell’esercito resa paraplegica da un infortunio occorso durante un’esercitazione militare e diventata campionessa paralimpica: la donna aveva fatto richiesta per un montascale elettrico per disabili e si era sentita rispondere con una proposta di eutanasia, ritenuta dal funzionario di turno meno onerosa per le casse pubbliche. Immaginate, dunque, quanto sarebbe più conveniente per lo Stato proporre agli indigenti la «dolce morte» anziché occuparsi di loro sovvenzionando rifugi, istituti di carità e distribuzioni di viveri.
Cristina Gauri
6 comments
Da quelle parti ben più di un cittadino su due si è bevuto il cervello…
Favorevolissimo parimodo!
Favorevolissimo parimodo! Ma solo se espressamente richiesto dai senzatetto.
Comodo parassitare anche sulla eutanasia quando non si ha la più pallida idea e volontà sul come far sopravvivere intelligentemente il prossimo tuo forse calpestato pure dalla nascita (che, magari, non sarebbe nemmeno dovuta avvenire, eh?). Boia chi molla !
Uno stato progressista e frrr cista degno confinante di quelli sotto
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