Roma, 29 mar – Oggi a Istanbul si svolge il quarto round di negoziati tra Russia e Ucraina. Intanto Mosca chiarisce che non intende “attaccare Paesi Nato”, a meno che non sia un “atto reciproco”. Sul fronte dei colloqui, secondo quanto rivelato dal Financial Times, ci sarebbero buone possibilità di raggiungere un cessate il fuoco. A patto che Mosca e Kiev accettino determinate condizioni. In questa fase del conflitto, la soluzione diplomatica è auspicata soprattutto dalla Cina, che in tal senso bacchetta il presidente Usa Joe Biden: “Serve il dialogo, non intensificare i conflitti“.
Oggi i negoziati Russia-Ucraina a Istanbul
Le delegazioni si incontreranno nella sede della presidenza al Palazzo di Dolmabahce questa mattina intorno alle 9.30 ora italiana. A riferirne è stato l’ufficio della presidenza turca: ciascuna delle delegazioni incontrerà la parte turca prima dell’inizio dei colloqui, ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan dopo una riunione di gabinetto ad Ankara. Il presidente turco ha ribadito la sua speranza in un cessate il fuoco. Erdogan ha spiegato di essere in contatto telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin. Per il presidente turco le cose si stanno muovendo in una “direzione positiva”.
Financial Times: “Sviluppi positivi”
Anche a sentire il Financial Times, potrebbero esserci degli sviluppi positivi. Secondo quanto rivela il quotidiano britannico infatti, Mosca non chiederebbe più che l’Ucraina sia “denazificata” e smilitarizzata. Né la protezione legale per la lingua russa. Erano queste tre delle condizioni iniziali della Russia, ma non sono presenti nella bozza di cessate il fuoco in discussione. Ancora, Mosca accetterebbe l’ingresso di Kiev nell’Unione europea in cambio del definitivo abbandono del progetto di entrare nella Nato. L’Ucraina otterrebbe in cambio “garanzie di sicurezza” dalla stessa Russia e da una serie di Paesi, soprattutto occidentali: Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Cina, Italia, Polonia, Israele e Turchia. Fonti ucraine definiscono tali garanzie “vicine a quelle dell’articolo 5 della Nato”. Se venisse confermato sarebbe una svolta decisiva nella crisi ucraina. Vorrebbe dire che in caso di nuovo attacco russo scatterebbe la difesa dell’Ucraina da parte dell’Occidente.
Con il cessate il fuoco ci sarebbero i negoziati sui nodi territoriali
Pertanto, se il cessate il fuoco tenesse, ci sarebbe un incontro tra i due ministri degli Esteri e poi quello tra i presidenti Putin e Zelensky, che affronterebbero finalmente i nodi territoriali e quello delle garanzie per i russofoni. Sul tavolo dei negoziati dunque Crimea (annessa dai russi nel 2014) e repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, nel Donbass. Zelensky nei giorni scorsi ha lanciato segnali a Mosca: “Tornate al punto di partenza e poi cercheremo a risolvere il problema del Donbass“. Il punto di partenza sono per l’appunto Crimea e repubbliche separatiste. La base per un accordo sembrerebbe dunque la rinuncia ai territori già persi da parte degli ucraini e la rinuncia da parte di Mosca a conquistare altri territori.
Zelensky chiede sanzioni più dure contro Mosca e più armi per Kiev
Dal canto suo, Zelensky ribadisce che “sovranità ed integrità territoriale” sono le priorità di Kiev. Così come “sono d’obbligo garanzie di sicurezza efficaci”. “L’Ucraina è pronta a discutere l’adozione dello status neutrale come parte di un accordo di pace con la Russia, ma dovrà essere garantito da una terza parte e sottoposto a referendum“, chiarisce. In un discorso pubblicato nella notte poi il presidente ucraino è tornato ancora una volta a chiedere sanzioni più dure contro la Russia e più armi da parte dell’Occidente per l’Ucraina.
Peskov: “Non abbiamo in mente di attaccare i Paesi Nato, a meno che non sia un atto reciproco”
Mosca ci tiene infine a precisare che non ha in mente alcun attacco a Paesi Nato. A meno che non sia “un atto reciproco”. A chiarirlo al canale televisivo americano Pbs, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Se questa non è un’azione di ritorsione, se non ci obbligano a farlo. Non possiamo pensarci e non vogliamo pensarci”, replica Peskov a chi gli chiedeva di immaginare una situazione tale per cui inviare truppe in un Paese della Nato. Altro chiarimento di cruciale importanza, “nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare, e nemmeno di pensare di usare, armi nucleari“, conclude il portavoce del Cremlino.
Adolfo Spezzaferro
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