Roma, 31 mar – Continua la polemica sugli F-35 dopo le parole di Obama e della Lockheed Martin in seguito alla notizia dei possibili tagli al programma da parte dell’Italia.
Il capo del programma al pentagono e generale di squadra aerea, Chris Bogdan, in una audizione al Congresso ha annunciato che “Se l’ Italia dovesse effettuare ulteriori tagli ai 90 F-35 che il governo Monti si era impegnato ad acquistare il costo unitario di ogni avveniristico caccia stealth F-35 saliranno del 2-3%. Questo – ha aggiunto – se saranno anche confermati i rinvii di Canada e Turchia.”
Il ripensamento operato da molte nazioni preoccupa Obama che, polemizzando sui tagli al programma, in una conferenza a Bruxelles tuona ”La pace non è gratis”, come se il velivolo americano fosse l’unica soluzione come deterrente. Peccato che, sia parere diffuso fra esperti ed addetti al settore, che un EFA di Tranche 3, non abbia nulla da invidiargli. Anzi, se si pensasse anche all’inserimento della spinta vettorizzata, si potrebbe avere anche una versione imbarcata del velivolo, inizialmente nato come caccia da superiorità aerea, che la ditta sta già convertendo per svolgere missioni aria-suolo. Senza per altro dimenticare che in questo caso si avrebbe un notevole incremento del ritorno industriale che sia realmente a vantaggio dei paesi membri del consorzio e non di Washington.
Tuttavia in Italia, complice il clima da campagna elettorale, non sono mancate le reazioni. “L’ opera di razionalizzazione delle Forze Armate e la decisione conseguente sugli F-35 compete al governo italiano nel quadro degli impegni internazionali assunti in sede Nato. Con tutto il rispetto per Obama – ha affermato il Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini in un’intervista su ‘Radio Anch’ io’ – non credo che possa fornirci la lista della spesa in ordine ai nostri acquisti di materiale bellico. E francamente non penso che gli sia mai passato per la mente di farlo”, mentre Beppe Grillo, nel suo Blog tuona “viene qua a contrabbandare la sua economia e noi tutti zitti, tutti niente”.
Nulla di nuovo dunque, vedremo quante di queste parole avranno un seguito ad elezioni ultimate. Suonano strane, se non preoccupanti, le parole del capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica Militare, il generale Pasquale Preziosa, in occasione del novantunesimo anniversario di fondazione dell’ Aeronautica Militare, che definisce l’F-35 “il primo aeroplano Usa coprodotto anche in Italia”. Sarebbe interessante capire il significato del termine “coprodotto” utilizzato da Preziosa, dato che le numerosissime polemiche pervenute da dipendenti ed anche qualche ex dirigente di Alenia Aermacchi, dipingono l’ingresso della ditta nel programma di un ritorno all’F-104, come una regressione ad un ruolo di “batti lamiera”, denunciando ritorni industriale in termini di progettazione e know-how pressochè nulli.
“Non spetta a me la scelta” ha sottolineato il capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica “ma spetta al governo e al Parlamento”. Purtroppo questo non è per nulla rassicurante ne per l’industria aeronautica italiana ne tantomeno per il Paese stesso.
Cesare Dragandana
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