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Ttip: quando un trattato diventa una delega in bianco

by Salvatore Recupero
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Cavallo-OK2-1024x629-1423220193[1]Bruxelles, 8 giu – Trepidano gli animi nella capitale belga. Lobbisti ed europarlamentari preparano le ultime mosse per il prossimo 10 giugno. Tra due giorni, infatti, è previsto il voto in seduta plenaria del testo della commissione per il commercio internazionale sul Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Ossia il famoso trattato che dovrebbe facilitare gli scambi tra i paesi dell’UE e gli Usa.

Detta così, sembra che i nostri europarlamentari dovranno decidere sul futuro delle relazioni commerciali tra la Vecchia Europa e i nostri Cari Liberatori. In realtà, come vedremo più avanti, questo voto assegna una delega in bianco a coloro che sederanno al tavolo delle trattative con gli Yankees.

Chi, come e quando deciderà i contenuti del Ttip non si sa. Abbiamo scoperto che i trattati si votano prima di essere siglati. È vero, il Consiglio e il Parlamento europeo avranno l’ultima parola, ma è lecito pensare che si tratterà di mettere un mero sigillo su una scelta già fatta.

L’argomento era stato già affrontato su questo sito. In particolare, si poneva l’accento su come il decisore sapesse poco o nulla sul contenuto dell’accordo. A distanza di mesi, le cose, dicono, sono cambiate. Molti paletti, infatti, sono stati fissati dai difensori della sovranità europea. Vediamo, quindi, nel dettaglio, il comunicato stampa della Commissione commercio estero del Parlamento Europeo.

In base alle raccomandazioni approvate dai nostri europarlamentari l’accordo UE-USA  allargherà  l’accesso dell’Unione al mercato americano, ma non indebolirà gli standard comunitari né il diritto di disciplinare l’interesse pubblico. Sì, avete capito bene. Si tratta di mere raccomandazioni. Nulla di vincolante. Lo stesso avverrà il 10 giugno con il voto in seduta plenaria. Ma non perdiamoci nei tecnicismi giuridici. L’occasione è ghiotta. Si tratta di aumentare il Pil dipendente dal commercio e dalle esportazioni del 15-20%.

Altri economisti, al contrario, sottolineano come un provvedimento di questo tipo possa essere una tegola sulla testa delle Pmi europee. Facciamo qualche esempio. Lo studio della Fondazione Bertelsmann, il più ottimista sull’impatto economico del Ttip, prevede che l’apertura del mercato con gli Stati Uniti ridurrà drasticamente il commercio interno all’UE a cui il 99% delle PMI si rivolge. Altri snocciolano dati più melodrammatici. Il rapporto dei disfattisti e dietrologi che si celano dietro al blog Stop TTIP.it stima che: Mentre gli scambi USA-Gran Bretagna cresceranno del 60% e quelli Usa-Germania del 94%, il commercio tra Gran Bretagna e Germania si ridurrà del 41% e quello tra Gran Bretagna e la vicina Irlanda del 46%. L’Italia è tra i Paesi UE con il più alto numero di PMI che secondo il rapporto perderanno circa il 30% delle attuali esportazioni in Germania e oltre il 41% di quelle in Gran Bretagna”. In pratica è chiaro dove andrà a finire quest’ombrello.

Il ping-pong delle cifre lo lasciamo volentieri agli economisti. Ma, un dubbio rimane. Che cosa disciplina un trattato internazionale? Semplice, si dirà, il diritto internazionale non certo quello interno. In questo caso non è proprio così. Anzi, non lo è affatto. In quest’accordo rientreranno norme che regoleranno il settore agroalimentare o forse, come teme qualcuno, gli appalti pubblici o la sanità.

In pratica, lo schema sarà quello del Fondo Monetario Internazionale. Il Fmi è disposto a prestare soldi agli stati solo se può decidere la politica economica del debitore. Liquidità in cambio della sovranità. Neanche gli strozzini si spingono a tanto. Ma così funziona l’economia contemporanea.

Dunque, valutando costi e opportunità, siamo proprio sicuri che l’Europa stia facendo un affare? Certo, s’impennerà la crescita e lo sviluppo. Non possiamo metterci a cercare il Pil nell’uovo.

Salvatore Recupero

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3 comments

Alberto Zoratti 8 Giugno 2015 - 6:49

Caro Recupero, articolo con le domande giuste al posto giusto. Peccato alcune cadute di stile che non aiutano. “Il rapporto dei disfattisti e dietrologi che si celano dietro al blog Stop TTIP.it stima che: ” è un’inesattezza, non è la Campagna Stop TTIP Italia (il cui indirizzo le ricordo è http://stop-ttip-italia.net) che lo sostiene ma la Bertelsmann Foundation in una sia stima di impatto dove a pagina 14 parla di trade diversion. La stessa lettura è stata ripresa dal CEPR. Le ricordo che queste citate sono le due stime di impatto che la Commissione EU usa per dare il via libera al TTIP tra gli assessment ex-ante. Peccato che delle varie citazioni l’UE ometta questa (come altre più problematiche). Quindi più che disfattisti e dietrologi parlerei di persone informate.
Per ultimo, il TTIP garantirà crescita? Sì, per alcuni, ma per altri no. Di conseguenza creerà sviluppo? Dipende. La differenza tra crescita e sviluppo è uno dei concetti insegnati ai primi anni dei corsi di economia di base.

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Salvatore Recupero 8 Giugno 2015 - 10:20

Caro Zoratti, intanto, grazie per aver letto il mio articolo in maniera così attenta. Vorrei però fare alcune precisazioni. La frase incriminata:“Il rapporto dei disfattisti e dietrologi che si celano dietro al blog Stop TTIP.it” era chiaramente ironica. Quel sito lo considero una fonte molto interessante ed attendibilissima. Infatti io appoggio in pieno la Campagna Stop TTIP Italia. Lo stesso vale per la frase “Dunque, valutando costi e opportunità, siamo proprio sicuri che l’Europa stia facendo un affare? Certo, s’impennerà la crescita e lo sviluppo” è un’affermazione ironica. Infatti subito dopo scrivo “Non possiamo metterci a cercare il Pil nell’uovo”. Insomma mi si potrà accusare di essere di non far ridere neanche i polli ma certo non di essere favorevole al Ttip. Così almeno pensa la gran parte dei lettori di chi ha condiviso il pezzo sui social.
La ringrazio infine per aver dato con il suo contributo al mio articola aggiungendo una nota di grande importanza “la Bertelsmann Foundation in una sia stima di impatto dove a pagina 14 parla di trade diversion. La stessa lettura è stata ripresa dal CEPR. Le ricordo che queste citate sono le due stime di impatto che la Commissione EU usa per dare il via libera al TTIP tra gli assessment ex-ante”. La invito a continuare a seguire il sito per il quale ho l’onore di collaborare. Cordialmente Salvatore Recupero

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Alberto Zoratti 10 Giugno 2015 - 6:16

Grazie molte Recupero per le precisazioni. Ammetto di non aver colto l’ironia, spesso capita quando l’accusa di “dietrologia” viene portata avanti dallo stesso Governo (senza giustificarla peraltro).
Ieri e’ stato un momento importante, il voto rinviato a Strasburgo sancisce un primo sintomo di forte crisi nella sbandierata compattezza dell’UE davanti al negoziato. Ed e’ stato un risultato dovuto alla forte pressione di cittadine e cittadini, e anche di molti media grandi e piccoli che grazie all’esercizio della loro liberta’, hanno fatto capire che certe questioni non sono in svendita.
Un caro saluto

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