Palermo, 14 ago – In Sicilia la finanza pubblica versa in cattive acque. Nella regione autonoma ben 264 Comuni non hanno approvato i bilanci 2016, 184 nemmeno i previsionali del 2017, e il governatore (ricandidato) Rosario Crocetta ha firmato 18 decreti di commissariamento. Questo caos nasce all’interno del centro sinistra e coinvolge tutte le più importanti istituzioni locali della Trinacria. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e numero uno dell’Anci Sicilia, qualche giorno fa aveva lanciato l’allarme al presidente della Regione. Secondo l’inquilino di Palazzo delle Aquile mancano “trasferimenti ai Comuni per 455 milioni di euro tra assegnazioni di parte corrente (340 milioni) e risorse per gli investimenti (115 milioni)”. Un tesoretto che Orlando chiedeva a Palazzo D’Orleans di ripartire «con urgenza» tra le varie amministrazioni alle prese con i bilanci di previsione. In pratica, se i Comuni sono in rosso, è colpa della Regione inadempiente.
Il disastro contabile della Regione Sicilia, però, non si limita al battibecco tra Crocetta e Orlando. Il trenta giugno scorso, il procuratore generale della Corte dei Conti Pino Zingale aveva messo nero su bianco tutte le criticità della Trinacria. Una situazione al limite del disastro. Basta scorrere le pagine della requisitoria, per imbattersi in una sfilza di incongruenze e dati falsi: “Nel 2016 – scrive Zingale – il Pil in termini reali è rimasto ancora inferiore ai livelli pre crisi di circa 12 punti, rispetto ai 7 punti dell’Italia”. Scendono anche gli investimenti, del 2,1 per cento di media all’anno nell’ultimo triennio: una tendenza negativa che, stando ai dati provvisori del 2016, sta proseguendo. La situazione non migliora se si osservano i dati che riguardano i beni culturali. Mentre migliorano i dati sui flussi turistici, non si riesce a inviare archeologi nei Parchi archeologici e architetti nei musei. Paradossale la situazione delle spiagge: “Veniva confermato – annota il Procuratore – che dal primo gennaio 2012”, data di cessazione della convenzione tra Regione e Capitaneria di porto, il governo “non si era a censire le concessioni presenti su tutta la fascia costiera”. La Regione, insomma, non sa nemmeno da chi deve farsi pagare.
Per questo la Procura parla di “attività di gestione del tutto approssimativa, carente e priva di riferimenti oggettivi”. Pertanto la somma iscritta in entrata nel bilancio non è realistica: “Non trova riscontro in dati certi e attendibili”.
Gravissimo anche il dato che riguarda la sanità siciliana: la nuova rete ospedaliera rischia di essere economicamente insostenibile.
Questo governo, inoltre, ha indebitato i siciliani più di quanto abbiano fatto tutti i governi precedenti: “La già difficile situazione finanziaria della Regione- aggiunge il Procuratore- è aggravata ulteriormente dagli effetti dei contratti derivati stipulati dalla stessa. Com’è noto, infatti, le operazioni in derivati presentano un carattere di spiccata aleatorietà, in grado di pregiudicare il complesso delle risorse finanziarie pubbliche”.
Forse, però, la principale colpa di Crocetta è che rischia di consegnare la Sicilia al Movimento Cinque Stelle. Il candidato pentastellato Giancarlo Cancellieri già promette di tassare il petrolchimico di Gela che è chiuso da due anni. Se queste sono le premesse, anche a Palermo arriverà un degno erede della Raggi.
Salvatore Recupero
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[…] non sono le procure che decideranno il futuro della Sicilia ma piuttosto la Corte dei Conti. Tre comuni siciliani su quattro sono a rischio fallimento come è emerso dal rapporto della magistratura contabile dello scorso 30 […]
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[…] 6 gen – I conti della Regione Sicilia sono perennemente in affanno. Questa non è certo una novità e non si prevede nessuna inversione di rotta. Un’ulteriore conferma è giunta ieri dal neo […]