Roma, 11 lug – Se qualcuno credeva che i voucher fossero solo un lontano dovrà ricredersi. Ieri, infatti, sono entrati in vigore i due nuovi contratti di lavoro occasionale: il Libretto famiglia (Lf), quando il datore di lavoro è una persona fisica, e il Contratto di prestazione occasionale (Cpo), utilizzabile da imprese e liberi professionisti.
Il lavoro occasionale prende forma attraverso una piattaforma digitale messa a punto dall’Inps per assicurare maggiore controllo, trasparenza e monitoraggio delle operazioni ed evitare i rischi di abuso. In cabina di regia il presidente dell’Inps Tito Boeri. Il professore bocconiano non cela il suo entusiasmo: “Parte finalmente il nuovo processo sulle prestazioni di lavoro occasionale che sono una componente parziale del nostro mercato del lavoro, ma da cui dipendono il benessere delle famiglie e l’efficienza di molte imprese”. L’inizio però non è stato incoraggiante. Vediamo perché. Intanto, sono eccessivi gli adempimenti per i fruitori del servizio. Si può accedere al portale solo se si è in possesso di: Pin Inps, credenziali Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), Cns (Carta Nazionale dei Servizi) o avvalendosi dei servizi di contact center, i quali potranno svolgere, per conto degli utenti, lo svolgimento delle attività di registrazione. Purtroppo, però, sono ancora poche le imprese o le famiglie già in possesso del Pin Inps o delle altre credenziali. Ecco dunque le ragioni della falsa partenza.
Il problema, però non è solo legato a questioni informatiche. Trattando di lavoro, anche se occasionale, è bene affrontare anche il tema dei salari. Per il Libretto Famiglia il compenso minimo è di 10 euro all’ora (8 euro per compenso a favore del prestatore, 1,65 per la contribuzione alla gestione separata Inps, 0,25 per il premio assicurativo Inail, 0,10 per gli oneri gestionali). Per il Contratto di prestazione occasionale (Cpo) il compenso giornaliero non può essere inferiore a trentasei euro, retribuzione minima per quattro ore di lavoro, e non si può andare sotto tale soglia anche quando le ore sono di meno.
I sindacati lamentano un livellamento verso il basso della paga oraria. Secondo alcuni i minimi per chi sarà impiegato nell’agricoltura saranno di soli 6,52 euro. Le associazione datoriali dal canto loro lamentano le rigidità burocratiche di questo sistema. Insomma, i limiti del provvedimento sono sotto gli occhi di tutti. Il motivo è semplice: è impensabile che un giardiniere e un bagnino possano avere lo stesso lo stesso contratto. È fondamentale differenziare le prestazioni di manodopera a seconda del settore in cui si opera. Per questo lo strumento della contrattazione nazionale è valido oggi più che mai. Detto questo, è sicuramente importante regolamentare anche il lavoro occasionale, che deve essere sempre l’eccezione. Strumenti come i “buoni lavoro” devono essere riservati agli studenti ai pensionati e ai cassaintegrati. Insomma, il voucher non è uno stipendio. Bisogna uscire dalla logica dei lavoretti, perché essi non bastano a garantire un reddito adeguato ne tantomeno ad avere una pensione.
Salvatore Recupero
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[…] i voucher, sarebbero finite le forme di sfruttamento più o meno legalizzato. Se era palese che non sarebbe stato così, arriva oggi l’Istat – con la sua nota trimestrale sulle tendenze […]
[…] i voucher, sarebbero finite le forme di sfruttamento più o meno legalizzato. Se era palese che non sarebbe stato così, arriva oggi l’Istat – con la sua nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione – a […]