Roma, 11 ott – I paragoni si sprecano: sono una Spa grande come la Fiat, producono miliardi di prodotto interno lordo, pagano centinaia di migliaia di pensioni. Tutto vero, tutto giusto. Ma dall’altra parte, quanto costano gli immigrati al sistema-Italia? E qui i dati si fanno più frammentari, esposti in maniera parziale e disseminati quanto basta per evitare di fornire il quadro d’insieme. Si potrebbe riassumere così l’ultimo studio, il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, stilato della Fondazione Leone Moressa e pubblicato in questi giorni.
“La migrazione – si legge, fra le tante cose – continua a portare benefici”. Fra di essi, quello principale individuato dalla Fondazione è relativo al settore previdenziale: “Ripartendo il volume complessivo per i redditi da pensione medi – spiega la nota – si può calcolare che i contributi dei lavoratori stranieri equivalgano a 640mila pensioni italiane”. A parte il considerare il lavoratore immigrato poco più che una merce utile a pagare gli assegni Inps, a parte che i suoi contributi sono pagati in quanto lavoratore, non in quanto immigrato, per cui anche un italiano disoccupato li verserebbe (anzi, vista l’incidenza del lavoro nero fra la popolazione straniera probabilmente a parità di posti di lavoro ne verserebbero di più), a parte che lo Stato paga già 100mila pensioni a soggetti non residenti che fanno dunque scendere il totale dei trattamenti “coperti” a 540mila, e a parte che non è vero che salveranno il nostro sistema pensionistico, il ragionamento si mostra del tutto fallace nel momento in cui si arriva ai conti vivi. I numeri lo fornisce la stessa Fondazione: gli immigrati versano alle casse dell’Inps quasi 11 miliardi di contributi (meno di 10 in realtà, al netto delle pensioni erogate) ricevendo in cambio 15 miliardi di prestazioni sociali che vanno dalla sanità all’istruzione, dall’assistenza alla casa, dalla giustizia ai trasferimento di denaro. Già qui la sproporzione appare chiara, ma diventa ancora più evidente se ai 15 miliardi si sommano le rimesse, somme di denaro che drenano dall’Italia qualcosa come 5 miliardi l’anno. Dato peraltro riferito ai soli canali ufficiali, non potendosi escludere che una somma non indifferente prenda la via dell’estero per altre vie.
Con questi soli primi, pochi numeri, il costo che ne deriva è salatissimo. E supera il doppio di quanto “offerto” dagli immigrati al bilancio pubblico. Un investimento decisamente in perdita, che non viene salvato da altre voci che la Fondazione Moressa prova ad includere, come quella dell’Irpef che aiuta il lato delle entrate con 7 miliardi. I quali però non bastano, con i 10 (e non 11) miliardi di contributi a raggiungere i 20 miliardi si spese a carico della collettività.
Filippo Burla