Roma, 8 mag – La notizia è di quelle da far tremare i polsi: il fondo interbancario di tutela dei depositi, che garantisce i conti correnti dei risparmiatori, sarebbe a secco. Costituito nel 1987 ed inizialmente ad adesione volontaria, dal 2011 è diventato un consorzio obbligatorio al quale aderiscono tutti gli istituti di credito. La sua funzione è cruciale per la stabilità di sistema, in quanto assicura tutti i depositi fino a 100mila euro per depositante e per banca.
Così, però, rischia di non essere per almeno un po’ di tempo. A pesare sono i decreti che il governo sta varando per risarcire, almeno in parte, gli obbligazionisti delle quattro banche – Etruria, Marche, Ferrara e Chieti – che hanno per prime sperimentato l’applicazione del bail-in. Decreti che attingono al fondo, distraendo di fatto somme destinate ad altri utilizzi: “Le nostre casse sono vuote e contribuiscono a renderle tali questi provvedimenti di ristoro degli obbligazionisti delle quattro banche”, ha spiegato Salvatore Maccarone, presidente del Fondo. “Ora nel fondo volontario ci sono 300 milioni, sono pochi, non ci si fa granché”, ha aggiunto.
E’ vero che ogni anno gli istituti sono tenuti a contribuire alle sue finanze, ma anche sul lungo periodo la situazione non sembra rosea: “Sul piano prospettico – continua sempre Maccarone – la situazione non é certamente incoraggiante. Oggi questa interpretazione della Commissione (sull’utilizzo dei fondi di garanzia dei depositi) corre il rischio di diventare norma”. A pesare, in sintesi, sono proprio le norme sui salvataggi delle banche che vedono gli obbligazionisti in prima fila fra coloro che rischiano di perdere l’investimento. E anche i titolari di conti correnti, a questo punto?
Filippo Burla